Qualche goccia di pioggia non ha disturbato affatto, il pomeriggio del 26 agosto, la folla riunita in piazza a Canale d’Agordo per il 36esimo anniversario dell’elezione a Sommo Pontefice di Albino Luciani. Una piazza abituata, ha detto il vescovo Giuseppe Andrich, a ben altre piogge, «come quella che si riversò sulla folla che accoglieva qui il 26 agosto 1979 Giovanni Paolo II, per la sua prima visita in territorio italiano». La piazza di Canale d’Agordo è quasi risultata un palcoscenico attraverso il tempo, che ha fatto rivivere appunto Giovanni Paolo II, e, di Giovanni Paolo I, ha quasi fatto intravedere tutta una serie di relazioni che a partire dal paese hanno costituito la sua vocazione sacerdotale, episcopale e al ministero petrino.
Lo aveva fatto notare ancora il vescovo Andrich: nel dare il benvenuto al cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, aveva ricordato come «Luciani, se fosse qui, di fronte a chi collabora con il Papa nella responsabilità dei sacerdoti, dei diaconi permanenti e dei Seminari di tutto il mondo, avrebbe senz’altro ricordato quello che è stata principale esperienza di formazione: vissuta proprio qui vicino, in questa canonica di Canale, nella quale, con il parroco don Filippo Carli e gli altri seminaristi della pieve di san Giovanni Battista, viveva estati in cui non c’era un momento di ozio». L’omelia del cardinale Stella è stata certo ricca di citazioni del tutto personali - e non poteva essere altrimenti: Stella è nato a Pieve di Soligo, era presente alla consacrazione episcopale di “don Albino” e Luciani è stato il suo vescovo per 11 anni - ma soprattutto ha fatto rivivere la galleria di persone che hanno formato Luciani: frate Remigio, il papà Giovanni, la mamma Bortola. E soprattutto don Filippo Carli, il parroco che morì poco prima dell’ordinazione sacerdotale di don Albino, come un Precursore che lasci spazio a «Colui che deve crescere»: minuziosamente il cardinale Stella ha mostrato come quanto praticato in parrocchia da don Filippo, dalla comunicazione alla cura dei malati e dei poveri, dall’obbedienza al dire umile, sia stato rivissuto a un altro livello, in diocesi e a Roma, da papa Luciani. Stava a cuore al cardinale dire questo: «la vocazione sacerdotale è un pacco regalo donato a ciascuno, di cui bisogna sciogliere l’involucro per scoprirne il contenuto. La vocazione sacerdotale è dono di Dio ma è introdotta da eventi e persone che ci guidano all’incontro con Gesù».
Sul tema della vocazione anche il formulario della Messa, le letture (la chiamata di Geremia e dei due primi discepoli) e il dettaglio dell’immagine di Luciani posta sull’altare, da seminarista, in talare. L’altare, ligneo, scolpito dalle mani robuste e assieme attente al dettaglio degli uomini del Servizio forestale regionale, è stato benedetto per l’occasione dal cardinale. Nel saluto del sindaco Rinaldo De Rocco il pensiero alla pace. In piazza, una bella presenza di ladini, che hanno annunciato la realizzazione, a Falcade, di un monumento in memoria a tutti i caduti della guerra 1915-18.
Giuseppe Bratti