Con cinque minuti d’anticipo, alle 4.25 ora italiana, l’aereo con a bordo papa Francesco è atterrato nell'Aeroporto "Bandaranike" a Katunayake, 22 chilometri a nord di Colombo, capitale dello Sri Lanka e prima tappa del suo viaggio apostolico che lo porterà anche nelle Filippine. Il Santo Padre è stato accolto da una giornata di sole e da una calorosa accoglienza locale; con al collo una ghirlanda di fiori colorati di giallo e bianco (come la bandiera della Città del Vaticano), ha assistito all’esibizione di balli e canti tradizionali e al coro di un gruppo di bambini.
Calore del popolo srilankese che il Pontefice ha citato all’inizio del suo discorso davanti al neoeletto presidente della Repubblica dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena, e all’arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, card. Malcolm Ranjith. “Lo Sri Lanka è conosciuto come la Perla dell’Oceano Indiano per le sue bellezze naturali - ha detto -. Ma soprattutto quest’Isola è conosciuta per il calore del suo popolo e la ricca varietà delle sue tradizioni culturali e religiose”.
Quindi il Vescovo di Roma, dopo aver ringraziato il presidente srilankese e tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio, ha precisato che la sua visita è “anzitutto pastorale”, per “incoraggiare i cattolici di quest’Isola, come pure per pregare con loro” e per “esprimere l’amore e la preoccupazione della Chiesa” nei loro confronti.
Il Papa ha fatto riferimento all’ “orrore” della Guerra civile che ha dilaniato il Paese in uno scontro tra forze governative e esercito Tamil, durato dal 1983 al 2009 e che ha prodotto oltre 27mila morti. “È una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra tra di loro - ha riflettuto il Pontefice -. L’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza”.
Il suo incoraggiamento è a proseguire nel cammino di pace, tuttavia “non è un compito facile” superare “l’amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto”. Determinante nel processo di risanamento è dunque cercare la verità, “non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l’unità”, ha detto il Papa.
Nel processo di riconciliazione in corso in Sri Lanka, “un ruolo essenziale da giocare” lo hanno le “varie tradizioni religiosi”. E “occorre che tutti i membri della società lavorino insieme; che tutti abbiano voce”, ha aggiunto il Santo Padre. È questo l’antidoto per una convivenza di pace. Tutti “devono essere pronti ad accettarsi l’un l’altro, a rispettare le legittime diversità ed imparare a vivere come un’unica famiglia - ha affermato -. Ogni volta che le persone si ascoltano tra loro umilmente e apertamente, possono emergere i valori e le aspirazioni comuni”. Se così sarà fatto, “la diversità non sarà più vista come una minaccia, ma come fonte di arricchimento”.
Il Papa ha poi sottolineato che “l’armonia sociale” passa anche per “il miglioramento delle infrastrutture e provvedere ai bisogni materiali”, ma “soprattutto” passa per la promozione della “dignità umana, il rispetto dei diritti dell’uomo e la piena inclusione di ogni membro della società”.
Prima di impartire la benedizione al popolo dello Sri Lanka, la “Perla dell’Oceano Indiano”, e di salutare le autorità civili e religiose, papa Francesco nel mezzo del suo discorso ha spiegato che “punto centrale” della sua visita è la canonizzazione del missionario indiano beato Joseph Vaz, “il cui esempio di carità cristiana e di rispetto per ogni persona, senza distinzione di etnia o di religione, continua ancor oggi ad ispirarci e ammaestrarci”.