Quattro giovani diocesani da papa Francesco
Giuliana e Denis, accompagnati da Chiara ed Elisa, hanno partecipato all'incontro dell'Acr con il Santo Padre.
Redazione Online
18/12/2014

“Cari ragazzi dell’Acr siete voi?! Benvenuti, sono contento di incontrarvi. I responsabili sono rimasti zitti tutti e vi hanno lasciato parlare. Questo è molto buono. Complimenti!”. Ha esordito con la solita simpatia Francesco rivolgendosi ai ragazzi dell’Acr in udienza questa mattina per i tradizionali auguri di Natale. Tra loro quattro nostro diocesane: Giuliana A., dieci anni, della parrocchia di San Giovanni di Motta di Livenza e Denis, undici anni della parrocchia di Vazzola, accompagnati dalle responsabili Acr Chiara ed Elisa.

Nel suo discorso, il Papa ha poi dato ai ragazzi alcuni preziosi “suggerimenti per camminare bene in famiglia e nella comunità”. Cinque per l’esattezza. Il primo è “non arrendersi mai”, perché qualsiasi cosa Gesù ha pensato – ha detto il Santo Padre – “è tutto da costruire insieme” ai propri cari, agli amici, ai compagni di scuola o dell’Azione Cattolica. Il secondo è “interessarsi alle necessità dei più poveri”, non solo di beni materiali, ma anche “i più sofferenti e i più soli”, perché - ha spiegato Bergoglio - “chi ha scelto di voler bene a Gesù non può non amare il prossimo”.Terzo suggerimento è “amare la Chiesa”, quindi “volere bene ai sacerdoti”, mettersi al servizio della comunità e delle parrocchie donando loro “tempo, energie, qualità e capacità personali”. In questo modo, ha rimarcato il Santo Padre, si può testimoniare “che la ricchezza di ognuno è un dono di Dio tutto da condividere”.Sulla stessa scia, come quarto punto, il Pontefice ha esortato a essere “apostoli di pace e serenità”, a partire dalle proprie famiglie, dai propri vicini. A loro, ha aggiunto, ricordate “che è bello volersi bene, e che le incomprensioni si possono superare, perché stando uniti a Gesù tutto è possibile”.Non è un’invenzione nuova questa, ha precisato Francesco: “Questa parola l’ha detta Gesù, quando scendeva dal Monte della Trasfigurazione. A quel papà che chiedeva di guarirgli il figlio, Gesù cosa ha detto? ‘Tutto è possibile a coloro che hanno fede’. Con la fede in Gesù si può tutto, tutto è possibile”.  Quinto punto è, infine, “parlare con Gesù e parlare a tutti di Gesù, del suo amore e della sua tenerezza”.Cristo - ha detto Bergoglio - è “l’amico più grande che non abbandona mai”, bisogna quindi “correre da Lui ogni volta che sbagliate e fate qualcosa di male, nella certezza che Lui vi perdona”. E “questo è un evento Tutto da raccontare”. “Ve la sentite di prendere questi impegni con questo Tutto?”, ha domandato il Vescovo di Roma ai ragazzi. E per concludere, ha ribadito: “Ricordate bene: Tutto da scoprire, Tutto da scoprire insieme, Tutto amore, Tutto da condividere. È una fede tutta da raccontare”.Per raccontarla basta una parola, la stessa con cui Maria, la Madonna, ha risposto alla chiamata del Signore: “Eccomi”. Una piccola parola, attraverso la quale si può dire il proprio “sì” definitivo a Dio e fare con Lui “un passo ancora più deciso, più convinto, e più gioioso per diventare suoi discepoli”.Prima del discorso del Santo Padre, era intervenuto il piccolo Matteo, 11 anni, della diocesi di San Severo, che aveva rivolto al Papa gli auguri a nome di tutti i ragazzi dell’Azione Cattolica. Con lui, una nutrita delegazione di acierrini provenienti da 12 diocesi d’Italia, accompagnati dai loro educatori, dal presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Matteo Truffelli, dall’assistente ecclesiastico generale, mons. Mansueto Bianchi, dalla responsabile nazionale dell’associazione, Anna Teresa Borrelli, dai consiglieri nazionali e dai collaboratori dell’Ufficio centrale Acr.Fonte: Agenzia Zenit