Cari confratelli sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, fedeli tutti, all’inizio del tempo liturgico della santa Quaresima, mi sento in dovere di raggiungervi con questa lettera per comunicarvi alcune riflessioni che ci possano aiutare a vivere nel modo migliore questo tempo favorevole che il Signore ancora una volta ci dona.
L’ospitalità evangelicaPrendo, anzitutto, come punto di riferimento il tema che ci accompagna lungo quest’anno pastorale: il tema dell’ospitalità. Stiamo declinando questo tema a partire dalla celebrazione eucaristica, intesa come luogo in cui sperimentiamo e realizziamo l’ospitalità evangelica. Come i discepoli di Emmaus, anche noi, in ogni celebrazione eucaristica facciamo l’esperienza di essere ospitati dall’amore fedele e misericordioso del Signore e, insieme, siamo chiamati ad ospitarlo nella nostra vita perché essa sia resa capace di ospitare ogni fratello che incontriamo. Già nella celebrazione stessa, e poi nella vita quotidiana, segnata da quanto abbiamo celebrato.In ordine a questo obiettivo nel quale trova una singolare sintesi la vita cristiana tutta, il tempo santo della Quaresima si presenta come una grande opportunità. Esso ci invita anzitutto a lasciarci ospitare dalla Parola di misericordia e di speranza che il Signore ci rivolge.
In modo tutto particolare, nel tempo della Quaresima noi dobbiamo vedere nella Parola del Signore la casa che ci accoglie e offre ospitalità autentica alle domande più profonde che abitano il nostro cuore. L’ascolto della Parola, che costituisce una delle pratiche più tradizionali della Quaresima, non è un dovere imposto dall’esterno, ma la corrispondenza grata e fiduciosa nei confronti di un Dio che anzitutto ci accoglie e ci rivolge la sua Parola di consolazione, fonte di gioia e di speranza.Ma anche le tradizionali pratiche quaresimali – il digiuno, la preghiera e l’elemosina – hanno molto a che fare con l’ospitalità evangelica. Non possiamo infatti né essere ospitati né ospitare se – con il digiuno – non liberiamo il cuore dalla tentazione ingorda di riempirci il ventre, le tasche o le case di beni che diventano il tesoro (illusorio) su cui fondiamo la nostra vita e, in questo modo, ci allontanano da Dio e dai fratelli. E altrettanto poco faremo esperienza di ospitalità evangelica se non sapremo rivolgerci al Signore, con umiltà, riconoscenza e fiducia, mediante la preghiera. Grazie ad essa troveremo la strada per riconoscerci come figli amati/ospitati e capaci di amare/ospitare a nostra volta il Padre e i fratelli. E infine l’ospitalità resterà un ideale vuoto se non sapremo farci vicini in modo molto concreto ai fratelli bisognosi, condividendo generosamente con loro i nostri beni. È questo il senso biblico dell’elemosina. Il tempo quaresimale ci sollecita dunque in modo tutto particolare a vivere la celebrazione eucaristica e la vita cristiana, che la precede e la segue, come esperienza di ospitalità evangelica. Detto in altre parole, a viverla come esperienza di carità.
La missioneIn continuità con il tema dell’ospitalità, c’è un’altra tensione che deve caratterizzare il nostro cammino pastorale: quella della missione. L’ospitalità – ricevuta e offerta nella celebrazione eucaristica – o si apre alla prospettiva della missione oppure non è ospitalità evangelica. È una tensione che percorre tutta l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, alla quale continuiamo ad attingere la nostra ispirazione e che papa Francesco non si stanca di indicarci. Recentemente egli ha invitato tutta la Chiesa a mantenere desta la dimensione missionaria, dedicando in modo tutto particolare il prossimo mese di ottobre a “risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e riprendere, con nuovo slancio, la trasformazione missionaria della vita e della pastorale ordinaria”. È una sollecitazione che – per noi – non si aggiunge artificiosamente al tema dell’ospitalità evangelica, ma ne sottolinea autorevolmente il significato e la direzione, già presenti nel nostro percorso.A questa autorevole indicazione del Papa si aggiunge il fatto che la nostra diocesi – come abbiamo già dato notizia – sta cercando di dare attuazione a una forma di missione ad gentes realizzata in modo particolare, realisticamente corrispondente alle nostre possibilità attuali. Si tratta di una forma di scambio di presbiteri tra la nostra diocesi e la diocesi brasiliana di Livramento, di cui è vescovo il nostro mons. Armando Bucciol. È un modo nuovo di realizzare l’esperienza di una nostra presenza missionaria in Paesi lontani, non nella forma esclusiva di un dare, ma anche di un contemporaneo ricevere. Nella logica di una Chiesa davvero “cattolica”, cioè “universale”, fatta di esperienze e ricchezze diverse che si possono e si devono condividere.Invito tutti voi, cari fratelli e sorelle, a seguire e accompagnare questo cammino di preparazione e di attuazione e soprattutto a pregare il Signore perché possa davvero realizzarsi nel modo migliore. Sono convinto che esso potrà essere di grande arricchimento per tutta la nostra Chiesa locale. Concludendo queste mie riflessioni, auguro a ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, e a tutte le nostre comunità parrocchiali di vivere una vera e feconda esperienza del tempo quaresimale. È una grazia da chiedere con fede e pregando gli uni per gli altri, come dono dello Spirito. Ci accompagnino e ci sostengano, con l’esempio e l’intercessione, la beata Vergine Maria e tutti i santi e beati nostri patroni. + Corrado, vescovo