Ripresa lenta, troppi ritardi
Siamo tutti con il fiato sospeso all'inizio di questo 2014. Ci sarà ripresa o no? 
Giampiero Moret
08/01/2014

Ascoltando le molte previsioni che si stanno facendo in questi primi giorni dell'anno, c'è abbastanza convergenza nel presentare questo quadro: la macchina generale dell'economia occidentale sta rimettendosi in moto e questo risveglio avrà una ricaduta anche sulle economie più addormentate come la nostra, quindi si vedranno miglioramenti, ma non travolgenti; in particolare la disoccupazione non mollerà la morsa. L'uscita dalla crisi si avrà soltanto imboccando la strada delle nuove tecnologie, dove il lavoro delle mani conterà poco e invece sarà decisivo il lavoro dei cervelli.

È, dunque, vero quanto si diceva in questi anni di crisi: niente sarà più come prima. L'attività produttiva tradizionale riprenderà fiato, ma resterà sempre con un fiato corto. Non illudiamoci pensando che le fabbriche che finora hanno arrancato con fatica riprenderanno a pieno ritmo a fare le cose di prima. Le nostre aree del mobile non torneranno a riempirsi di capannoni in piena attività. L'Electrolux non assorbirà le migliaia di lavoratori espulsi in questi anni. Qualcuno sostiene che la tanto deprecata crisi non è stata causata dalla deviazione della finanza. C'è stata anche questa che, però, non ha fatto altro che mettere in evidenza le radicali trasformazioni che stavano avvenendo nell'attività produttiva. C'è un corpo nuovo che sta crescendo dentro il vecchio corpo e lo sta disgregando. Sono le nuove tecnologie che stanno germogliando da ogni parte. Quelle dell'informazione e della comunicazione in primo luogo. Ormai sappiamo tutto di tutti e chi sa sfruttare questa enorme massa di informazione ha in mano le chiavi del futuro. È un campo sterminato di lavoro che consiste nella capacità di elaborare gli immensi depositi di dati per ricavarne conoscenze che svelano le direzioni in cui sta camminando il mondo. È su queste piste che dovranno essere impiantate le nuove attività produttive. Si stanno aprendo fantastici nuovi spazi. Le nanotecnologie metteranno in mano possibilità nei più svariati campi, dalla cura della salute, alla esplorazione dell'universo, alla produzione di ciò che serve per la vita. E ciò di cui le persone avranno sempre più bisogno, non saranno tanto cose materiali, ma servizi, cura, assistenza, sostegno, educazione, di qualità sempre più elevata. È qui che si svela la nostra debolezza che rischia di metterci ai margini del nuovo mondo. Noi siamo rimasti indietro. Non abbiamo innovato e investito nei nuovi campi. Non abbiamo sostenuto la cultura e la ricerca. Abbiamo tirato a campare al traino di altri. Bisognerebbe ricuperare il tempo perso. Ne avremmo le capacità perché siamo stati, un tempo, tra i paesi più avanzati. Ma dovremmo compiere uno sforzo enorme che richiede compattezza di intenti e fiducia nelle nostre forze. Cose di cui in questo momento siamo molto carenti, per i troppi disfattisti, catastrofisti, illusionisti che impediscono la coesione su obiettivi comuni.Nello sforzo di ritrovare uno spirito comune che ci incammini per vie realistiche di sviluppo, dobbiamo anche essere consapevoli delle insidie che il nuovo comporta. Non sarà automaticamente il mondo delle meraviglie quello che nascerà. Il pericolo più grave è che si possono creare nuovi squilibri sociali e nuove forme di ingiustizia. L'acquisizione delle nuove capacità potrebbe operare una odiosa selezione tra chi ha le opportunità di accedere ad esse e chi ne rimane escluso. Non tutti potranno essere dei creativi geniali, dei tecnici ad altissima specializzazione. D'altra parte la società continuerà ad avere bisogno di lavoratori per lavori di semplici manutenzioni, di umili servizi di pulizia, di custodia, di accompagnamento, di cura della casa. Lavori che rischiano di essere sottovalutati economicamente creando una sottospecie di cittadini. È sempre successo così: ogni progresso ha creato i suoi schiavi. L'unico antidoto è che lo sviluppo sia integrale: alle novità nel campo tecnologico ed economico si accompagni un senso più alto della dignità delle persone, dei loro diritti, dell'equità sociale, della fratellanza.Dobbiamo con tutte le nostre forze rimettere il paese sulle giuste vie del progresso che si stanno aprendo, ritrovando il benessere perduto e nello stesso tempo rafforzare il senso morale dei valori che stanno alla base del vivere civile. Solo così possiamo guardare al futuro con speranza.