Oggi Domenica
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Che ve ne pare?

La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Che ve ne pare?

Domenica 1 ottobre - XXVI del tempo ordinario - anno A - seconda settimana del Salterio - colore liturgico verde Ez 18, 25-28; Sal 24; Fil 2, 1-11; Mt 21, 28-32 Ricordati, Signore, della tua misericordia

E' un testo molto breve quello che ci viene proposto nella liturgia di questa domenica ed è introdotto dalla domanda: “che ve ne pare?”, tipica delle dispute rabbiniche. La domanda sollecita l’attenzione dell’ascoltatore riguardo al comportamento di due figli invitati dal padre a lavorare nella sua vigna. Un figlio dice prontamente “sì” e fa un bel figurone, ma poi non combina niente. L’altro dice “no”, ma poi si rimbocca le maniche e fa la volontà del Padre. Questo è molto interessante perché ci fa capire che è il fare ad essere decisivo, mentre il dire resta comunque sempre ambiguo. La parabola fa pure intuire il percorso di conversione e di pentimento del figlio È che fa la volontà del Padre.

Che bello questo ricredersi, ritornare sui propri passi, dire con sincerità il proprio peccato e poi rimboccarsi le maniche per ripartire. Ci dice che la nostra vita non è chiusa e sprangata dopo un errore, che anche una caduta può essere importante per rialzarsi e cambiare strada, che non è obbligatorio suonarsi le campane a lutto dopo uno sbaglio! La parabola però assume anche per noi un significato importante e ci costringe a domandarci a quale dei due figli assomigliamo. Il Signore ci chiede la conversione del cuore, che è dono suo e ci cambia nella misura in cui ci lasciamo modellare dal suo amore.

Ci dobbiamo però riconoscere come il figlio disobbediente quando facciamo diventare il nostro rapporto con il Signore una prassi standardizzata, a volte ridotta addirittura a pura formalità, ad uno spettacolo dove non vi è più posto per la novità della grazia, per l’azione dello Spirito. In realtà spesso ci si ritrova a dire di sì al Signore, ma facciamo fatica a realizzare un’adesione pura e sincera. L’esperienza dei due figli ci interroga e ci invita alla conversione. A conclusione della parabola è vero che ci sono parole molto dure da parte di Gesù (forse le più dure del Vangelo!): “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti”. Dura frase, rivolta a noi, che a parole diciamo “sì”, che ci vantiamo credenti, ma siamo sterili di opere buone, cristiani di facciata e non di sostanza. Ma queste parole sono anche consolanti, perché in Dio non c’è condanna, ma la promessa di una vita buona, per gli uni e per gli altri. Dio ha fiducia sempre, in ogni uomo, nelle prostitute e anche in noi, nonostante i nostri errori e ritardi nel dire sì. Dio crede in noi, sempre. Allora posso anch’io cominciare la mia conversione verso un Dio che non è dovere, ma amore e libertà. Con lui coltiveremo grappoli abbondanti per la vita nostra e del mondo.

Un Padre della Chiesa, tanti secoli fa, Isacco il Siro, ha scritto: “È più grande chi vede il proprio peccato di chi vede gli angeli”. Forse è per questo che le prostitute e i pubblicani sorpasseranno gli scribi e i farisei… I primi si sono lasciati amare da Gesù e hanno visto il loro peccato. Gli altri, certi di essere i primi della classe, erano convinti di vedere gli angeli. In realtà, non hanno visto niente, nemmeno la cosa più ingombrante: la loro presunzione!

Don Piergiorgio Sanson

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