Fuori misura
La riflessione sul Vangelo della domenica.
Domenica 4 giugno - Pentecoste - anno A - salmi propri - colore liturgico rosso At 2, 1-11; Sal 103; 1Cor 12, 3-7. 12-13; Gv 20, 19-23 Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra
Cinquanta giorni dopo Pasqua è accaduto qualcosa che ha rigirato, ha rivoltato come un guanto gli apostoli: un gruppo deluso che si sta sfaldando, impaurito, barricato in casa, improvvisamente trova l’audacia di affrontare la città, quella città che uccide i profeti, e di predicare a viso aperto qualcosa di incredibile: “Quel Gesù che voi avete ucciso è risorto”. E non erano professionisti della parola, solo dei pescatori, non si appoggiavano sulla loro eloquenza, ma su qualcosa d’altro. Questo qualcosa che ha armato il loro cuore, che li ha riempiti fino a farli sembrare come ubriachi, è lo Spirito Santo. Racconta la Bibbia che parevano ebbri, come eccessivi, fuori misura. Bisogna essere un po’ così, un po’ incoscienti, fuori misura, un po’ eccessivi per parlare di Cristo, altrimenti non riscaldi il cuore di nessuno. Perché troppa gente è sì ebbra, ma di pessimismo. Lo Spirito Santo, invece, ci vuole ebbri di forza, di speranza, di fiducia, di generosità, di gioia. Ciò che è accaduto cinquanta giorni dopo Pasqua a Gerusalemme avviene sempre, avviene in ciascuno: noi siamo immersi in Dio come nell’aria in cui respiriamo, lo Spirito entra in noi continuamente come il respiro.
L’opera dello Spirito che Dio ci dona attraverso il Risorto non si limita alla conversione degli individui. Egli intesse rapporti rinnovati tra tutti coloro che si riconoscono discepoli di Gesù. Pur nella diversità, essi diventano, gradatamente, capaci di ascolto e rispetto reciproco, di stima e di solidarietà condivisa. Come lo Spirito ha intessuto il corpo del Figlio di Dio nel grembo di Maria, così ora procura al Risorto una corporeità che gli permette di continuare ad agire in questo nostro mondo: è la nascita della Chiesa. La Chiesa ha credibilità e possibilità di annuncio proprio perché lo Spirito la rende viva, e vivificante, e l’aiuta a rendere le parole tradotte in gesti autentici. Non va però dimenticato che lo Spirito è forza: vento o fuoco. Ma è forza. Al di là anche delle simbologie. Per cui quando la Chiesa si spegne, o si disorienta, ecco che il soffio dello Spirito accende i santi, quelli che senza creare partiti di opposizione, da dentro – perché la amano, e la contestano proprio perché la amano – la rinnovano e la rendono giovane. E allora non chiederti tanto: “Chi è lo Spirito Santo?”.
Se una parola della Scrittura, un brano della liturgia ti hanno colpito il cuore, non aver dubbi: è opera dello Spirito Santo. Se un incontro inaspettato con una persona cara risolleva una settimana veramente grigia, non aver dubbi: lì c’è il suo tocco. Se dopo un periodo di letargo spirituale senti il desiderio di metterti davanti a Dio e ricevere il suo perdono, non stai impazzendo: è l’azione dello Spirito Santo. Se trovi dentro di te un coraggio mai sperimentato prima nel prendere una decisione importante, nel mettere ordine in una relazione che ti fa star male, nell’aprirti di cuore ad un amore inaspettato, non aver dubbi: è lo Spirito che lavora il tuo cuore. Allora coraggio! Alziamo le vele e lasciamoci guidare dal soffio dello Spirito Santo. Lui che è “datore di vita” e che “ci ha liberato dalla legge del peccato e della morte” ci faccia sperimentare la novità e la bellezza della vera fede nel Cristo Vivo e Risorto.
Don Piergiorgio Sanson
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