Geografia dello Spirito
Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 8 giugno - Pentecoste - anno A
At 2, 1-11; Sal 103; 1Cor 12, 3b-7. 12-13; Gv 20, 19-23
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra
Fin da piccolo mi incuriosiva quella lunga sfilza di nomi dei popoli: Parti, Medi, Elamiti…, presenti a Gerusalemme nell’evento di Pentecoste. Luca ha inscenato una concentrazione universale, secondo le conoscenze del tempo, interessando tre continenti: Asia, Africa ed Europa, per esprimere l’irradiazione dell’energia dello Spirito in tutte le culture. Ricordo ancora una vivace esercitazione in Seminario per capire l’esatta ubicazione di questi gentili o pagani, come si usava dire. Ma la faccenda si complicò quando cercavo di spiegare ai fedeli brasiliani tanta varietà e ricchezza.
L’area coperta dai popoli della Pentecoste è inferiore alla vastità del Brasile e, perciò, di difficile comprensione per i non europei. Però, capito il dinamismo dello Spirito, grande era la F gioia per aver colto le radici dell’annuncio del Vangelo a tutti i popoli, compresi quelli brasiliani con la varietà delle popolazioni indigene e delle culture africane ed europee presenti e attuanti. I popoli della Pentecoste erano rappresentati dagli ebrei della diaspora, che è la dispersione del popolo eletto motivata da ristrettezze economiche e anche da deportazioni e difficoltà esistenziali, ma che si rivelava provvidenziale per la diffusione della vera fede agli stranieri.
Lo stesso si realizza con il Vangelo con le persecuzioni, con le emigrazioni per necessità e con le missioni affinché l’unità trionfi incessantemente sulle dispersioni. La docilità all’energia dello Spirito trasforma le differenze culturali in una ricchezza armoniosa che genera unione e pace, mentre la pretesa di superiorità, la vanità e l’orgoglio producono confusioni, divisioni e conflitti, bene espressi dall’evento biblico della torre di Babele (Genesi 11).
Quante volte capita che persone della stessa lingua e cultura non si capiscano o addirittura travisino le parole perché manca l’intesa di fondo, una base di umiltà e di comprensione! Nel caleidoscopio linguistico di Pentecoste soffia gagliardo il vento e risplende il fuoco dello Spirito, che riesce a “riunire i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede” nel Dio-Amore. Il vero antidoto alla Babele dominante causata dalla confusione dei linguaggi in cui sguazzano i furbastri dei media, dell’alta finanza e della politica, è la forza della nuova Pentecoste, inaugurata dal Vaticano II e ripresa con vigore da papa Francesco.
Noi cattolici possiamo affermare, con riconoscenza al Signore, che la più ampia, qualificata e duratura assemblea culturale di tutti i tempi è stato il Concilio Ecumenico Vaticano II, ricchezza sempre più attuale, che ci stimola ad aggiornare il linguaggio, altrimenti rendiamo sterile l’annuncio. Le sfide sono tante, ma occorre correrle, anche con il rischio di qualche incidente, pur di portare il messaggio vivo del Vangelo all’uomo d’oggi. La gente rimane indifferente perché la nostra vita e le nostre parole sono insignificanti: diciamo quasi niente a quasi nessuno. Urge l’azione dello Spirito, il vivificante, per rinnovarci nel cuore e nelle strutture.
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