Ha fatto discutere la scultura donata dal presidente Morales a papa Benedetto raffigurante una falce e martello con sopra un crocifisso. Nel viaggio aereo di ritorno dal Sud America, Francesco ha spiegato perché ha accettato quel regalo: «Non conoscevo questo, e neppure sapevo che padre Espinal (autore dell'opera, missionario gesuita ucciso dal regime militare boliviano) era scultore e anche poeta. L’ho visto e per me è stata una sorpresa. Secondo: lo si può qualificare come il genere dell’arte di protesta... Terzo, in questo caso concreto: padre Espinal è stato ucciso nell’anno 80. Era un tempo in cui la teologia della liberazione aveva tanti filoni diversi, uno di questi era con l’analisi marxista della realtà, e padre Espinal apparteneva a questo... Facciamo l’ermeneutica di quell’epoca. Espinal è un entusiasta di questa analisi della realtà marxista, ma anche della teologia, usando il marxismo. Da questo è venuta quell’opera. Anche le poesie di Espinal sono di quel genere di protesta: era la sua vita, era il suo pensiero, era un uomo speciale, con tanta genialità umana, e che lottava in buona fede. Facendo un’ermeneutica del genere io capisco quest’opera. Per me non è stata un’offesa”.
Mons. Karcher, uno dei segretari di Francesco, parlando del crocifisso ha affermato: “Ne ho parlato con lui (il Papa ndr) il giorno dopo… Ha ripetuto quanto detto in aereo: ogni cosa va letta nel suo contesto storico, ci vuole una ermeneutica. Inizialmente, qua c’è stato un corto circuito. Io stesso ho pensato: ma cos’è successo? Poi ho riflettuto. In fin dei conti se andiamo per Roma tutti gli obelischi hanno una croce sopra. Ognuno tragga le proprie conclusioni….”.