Profughi in seminario, solita demagogia
Pioggia di reazioni alla lettera dei vescovi di Vittorio Veneto e Treviso ai cristiani di buona volontà. Il contenuto della lettera era una sollecitazione, rivolta a credenti e non credenti, a una conversione del cuore dinnanzi al fenomeno epocale delle migrazioni dal Sud del mondo verso il Nord. Le parole dei vescovi Gianfranco e Corrado volevano aiutare la coscienza di ciascuno a leggere i fatti odierni alla luce del vangelo. Rispetto al quale nessuno, ma proprio nessuno, è mai “a posto”. Chi potrà infatti dire: ho SEMPRE dato da mangiare all'affamato, ho SEMPRE dato da bere all'assetato, ho SEMPRE accolto lo straniero...? Forse la cosa che rattrista di più, dinnanzi alle tante reazioni negative, è proprio la mancanza di una “messa in discussione” della propria vita, delle proprie convinzioni.Forse è inutile replicare alle frasi fatte sentite in questi giorni: quando si parla di "profughi" non c'è margine di confronto. Ma dinnanzi a un'affermazione non si può tacere: "Perché i preti non si portano i profughi in seminario?". Allora: 1. i seminari sono i luoghi di formazione dei futuri sacerdoti, sarebbe come dire "perché non si mettono i profughi nei municipi o nelle scuole (tanto più che queste ultime da metà giugno a metà settembre sono chiuse)?"; 2. le diocesi già da tempo provvedono all'accoglienza non nei seminari - che non sono i luoghi deputati - ma in appartamenti secondo la logica dell'accoglienza diffusa di piccoli gruppi di immigrati; 3. la Caritas di Vittorio Veneto sta terminando la ristrutturazione di una porzione del Seminario (staccata dal corpo principale) per adibirla proprio a finalità di accoglienza e pure formazione a un lavoro di persone in difficoltà.
Federico Citron
02/08/2015

Pioggia di reazioni alla lettera dei vescovi di Vittorio Veneto e Treviso ai cristiani di buona volontà. Il contenuto della lettera era una sollecitazione, rivolta a credenti e non credenti, a una conversione del cuore dinnanzi al fenomeno epocale delle migrazioni dal Sud del mondo verso il Nord. Le parole dei vescovi Gianfranco e Corrado volevano aiutare la coscienza di ciascuno a leggere i fatti odierni alla luce del vangelo. Rispetto al quale nessuno, ma proprio nessuno, è mai “a posto”. Chi potrà infatti dire: ho SEMPRE dato da mangiare all'affamato, ho SEMPRE dato da bere all'assetato, ho SEMPRE accolto lo straniero...? Forse la cosa che rattrista di più, dinnanzi alle tante reazioni negative, è proprio la mancanza di una “messa in discussione” della propria vita, delle proprie convinzioni.

Forse è inutile replicare alle frasi fatte sentite in questi giorni: quando si parla di "profughi" non c'è margine di confronto. Ma dinnanzi a un'affermazione non si può tacere: "Perché i preti non si portano i profughi in seminario?". Allora: 1. i seminari sono i luoghi di formazione dei futuri sacerdoti, sarebbe come dire "perché non si mettono i profughi nei municipi o nelle scuole (tanto più che queste ultime da metà giugno a metà settembre sono chiuse)?"; 2. le diocesi già da tempo provvedono all'accoglienza non nei seminari - che non sono i luoghi deputati - ma in appartamenti secondo la logica dell'accoglienza diffusa di piccoli gruppi di immigrati; 3. la Caritas di Vittorio Veneto sta terminando la ristrutturazione di una porzione del Seminario (staccata dal corpo principale) per adibirla proprio a finalità di accoglienza e pure formazione a un lavoro di persone in difficoltà.