“«Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?» (Luca, 12, 20). «Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco» (Luca, 18, 23). La stoltezza che Gesù rimprovera è l’accumulo delle molte ricchezze come proprietà irrinunciabili: la paura, le molte paure del futuro, degli imprevisti, delle annate di prodotti deludenti, induce a cercare sicurezza nelle ricchezze accumulate. Questa programmazione motivata dalla paura si rivela stolta perché ignora l’imprevisto radicale, la morte improvvisa, ignora la precarietà del possesso, «dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Matteo, 6, 19). Ma porre le propria sicurezza nelle ricchezze impedisce di accogliere la vocazione alla sequela di Gesù che chiede come condizione la rinuncia radicale; impedisce inoltre la compassione verso il povero... La radice della stoltezza che induce a porre la propria sicurezza nelle ricchezze è in sostanza l’ateismo: «Lo stolto pensa: Dio non c’è. Son corrotti, fanno cose abominevoli, non c’è chi agisca bene» (Salmi, 14, 1)”. Sono parole dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini sabato 23 marzo al convegno «La paura ci rende folli».