Un’umanità nuova
La riflessione sulla Parola di Dio.
Redazione online - FC
10/04/2018

Domenica 15 aprile - III di Pasqua - anno B - terza settimana del Salterio - colore liturgico bianco At 3, 13-15. 17-19; Sal 4; 1Gv 2, 1- 5; Lc 24, 35-48 Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto

"Non sono un fantasma!”. Mi colpisce l’affermazione di Gesù, il suo desiderio di essere toccato, stretto, abbracciato come un amico che torna: Toccatemi. Ecco la bella notizia: Gesù non è un fantasma, ha carne e sangue come noi. Gesù chiede di mangiare con i discepoli. Questo piccolo segno del mangiare insieme, gli apostoli lo daranno come prova: “Noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione” (At 10, 41). Mangiare insieme è riconoscersi famiglia, è condividere la vita. Per i discepoli mangiare con il Risorto ricorda l’ultimo pasto condiviso con Gesù, dove il Maestro si è fatto pane e vino, ha donato la propria vita e la propria morte in un gesto d’amore senza limiti. Gesù poi apre le Scritture ai suoi “N offrendo la propria Persona come chiave di lettura dell’antica alleanza e “scalda il cuore” dei discepoli: attraverso le Scritture sperimentano il rapporto personale del Gesù terreno e nello stesso tempo del Gesù risorto. Una conoscenza profonda di Lui: gli apostoli si sentono quasi consanguinei con Lui. Quando noi leggiamo le Sacre Scritture diventiamo tutt’uno con Lui, e da ciò nasce la testimonianza: “Di questo voi siete testimoni”. Essere dei testimoni del Risorto non significa indottrinare e neanche obbligare gli altri a seguire Gesù, ma mettere il fratello faccia a faccia con il Crocifisso-Risorto perché possa risorgere con lui, nella conversione e nel perdono. In un contesto in cui paiono vincenti il devozionismo, le rivelazioni private, i dettami dei leader dei movimenti religiosi cattolici, c’è bisogno di contatto assiduo alla Parola per trovare in essa luce, speranza e risposta a tanti interrogativi. Nella carovana dietro a Cristo, è consigliabile tenere d’occhio quelli che, stando più avanti per santità, riescono a vederlo. La Parola e il Pane generano una passione per Dio e per l’uomo, che mantiene intatta la giovinezza di una parrocchia, interpreta i segni dei tempi, cresce in saggezza e follia evangeliche, fa vivere la logica dell’albero da frutto, felice di donare. Non quindi di una pastorale di conservazione abbiamo bisogno, ma un “mordere” il presente. Testimoniare è fare esperienza dell’amore e comunicarlo, evitando l’autoreferenzialità, per lasciar trasparire il volto di Cristo. Evangelizzare oggi è più difficile di duemila anni fa, quando il messaggio di salvezza era inedito, mentre oggi si ha a che fare con persone che credono di sapere tutto di Gesù Cristo e di poterne anche fare a meno. Ma la potenza del messaggio cristiano travalica le forze dell’uomo. Solo l’amore che accogliamo e che doniamo sarà forza di risurrezione. Spesse volte, di fronte al male, troviamo sconforto e impotenza, più che volontà di resistere, perché non siamo entrati nell’ottica di quell’“umanità nuova” che il Risorto ci chiede di testimoniare. Ci troviamo ancora nello stato d’animo dei discepoli dopo la morte di Gesù: “Speravamo fosse Lui a liberarci, invece…”. Solo superando questa radicale malinconia possiamo diventare nel mondo annunciatori miti e forti dell’umanità nuova pacificata dall’amore paterno di Dio. È questa la proposta del Risorto. È questa la sfida che, proprio in nome della Risurrezione, dobbiamo pacificamente lanciare all’umanità oggi.

Don Piergiorgio Sanson