Non siamo orfani
La riflessio sulla Parola di Dio domenicale.
Redazione online - FC
09/05/2018

Domenica 13 maggio - Ascensione del Signore - anno B - salmi propri - colore liturgico bianco At 1, 1-11; Sal 46; Ef 4, 1-13; Mc 16, 15-20 Ascende il Signore tra canti di gioia omini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”.

Cari lettori e lettrici de L’Azione perché state a guardare il cielo e non fate niente? Ma che cosa dobbiamo fare? La prima cosa da fare è di attendere l’iniziativa di Dio. L’avventura di cui siamo investiti (portare il Vangelo in tutto il mondo) è prima di ogni altra cosa “impegno” di Dio: “ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre… fra non molti giorni sarete battezzati nello Spirito Santo”. È paradossale: dover portare il Vangelo in tutto il mondo e prima non far niente! Questo ci fa capire che la missione che tutti noi abbiamo non è affatto impresa umana, frutto di capacità e abilità umane, al contrario è animata, guidata e “U sostenuta dallo Spirito Santo, unico ed efficace regista di questa storia. Inoltre non dobbiamo avere nessuna preoccupazione di sapere cosa accadrà in questo tempo, e soprattutto non dobbiamo essere dei profeti di sventura! “Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere”. Gesù vuol togliere dai suoi discepoli l’ansia di poter pianificare la storia della salvezza. I discepoli devono essere “testimoni” di Gesù. Sarà Gesù poi a continuare la storia. Gli evangelisti ci raccontano che gli apostoli vedono salire Gesù in cielo, ma cosa capita al di là dell’immagine? Gesù cessa un certo tipo di presenza in mezzo a noi, ma non ci lascia orfani. Attraverso il suo Spirito continuerà ad animarci perché completiamo la sua missione. Il racconto dell’Ascensione diventa così incentivo a prendere coscienza della nostra responsabilità nei confronti del mondo. Come Chiesa siamo invitati a vivere il tempo in un orizzonte di missione e di evangelizzazione. Sul monte della Galilea Gesù ha terminato la sua corsa e ora passa “il testimone” a ciascuno di noi perché la corsa continui “fino all’ultimo giorno”. Dalla vetta di quel monte il mondo diventa il “mio piccolo villaggio” da battezzare, da ammaestrare. Può apparire un compito troppo difficile. Eppure se Dio ci ha scelti, ci ha chiamati, vuol dire che si fida di noi. Perché non impegnarsi per Uno che si fida così tanto di noi? Gesù sa bene che noi suoi discepoli dovremo scontrarci con lo spirito del male, affrontare la malattia, che conosceremo il rifiuto, la cattiveria, addirittura la persecuzione. Ecco dunque che ci mette in grado di adempiere al nostro compito, senza essere schiacciati dai pericoli, dagli ostacoli che incontreremo. È vero che ci sono dei momenti in cui ci sembra che la nostra vita e la nostra missione siano fallimentari. Qualche volta guardiamo anche in Alto ma non ci vediamo granché! È proprio questo allora il momento di esporre la nostra volontà all’azione dello Spirito Santo per chiedergli di guarire le nostre malattie di cuore: la freddezza, l’insensibilità, la ribellione e la terribile volontà di potenza, l’amor proprio che tanto male ha fatto nel mondo. Dobbiamo avere il coraggio di gridare “Vieni Spirito Santo, vieni a sciogliere i nostri cuori di pietra. Risanaci attraverso la Parola, i sacramenti, la preghiera!”. Abbiamo bisogno di prendere questo balsamo in dosi massicce. Il nostro mondo infatti ha bisogno di dosi massicce di Spirito Santo!

Don Piergiorgio Sanson