Domenica 10 giugno - X del tempo ordinario - anno B - seconda settimana del Salterio - colore liturgico verde Gen 3, 9-15; Sal 129; 2Cor 4, 13-5,1; Mc 3, 20-35
Il Signore è bontà e misericordia
Oggi siamo posti di fronte alla richiesta di riconoscere Gesù. “Chi sono io per voi?”. Gesù è veramente per noi l’uomo più forte che ha imprigionato Satana e liberato coloro che teneva schiavi del peccato? A questa domanda, nel vangelo di oggi, ci sono tre tipi di reazione: 1. La reazione dei sapienti e degli intelligenti del tempo (scribi e farisei): è un rifiuto radicale che, non potendo negare l’evidenza dei fatti, li distorce nel loro significato fondamentale, adducendoli come prova che in Gesù non opera la potenza di Dio bensì quella di Satana. È un’intelligenza usata male sotto la spinta del pregiudizio. Gesù parla anche di “bestemmia contro lo Spirito Santo” che è la colpevole e pervicace chiusura nei confronti della verità (lo Spirito di O Verità), il consapevole stravolgimento della realtà che fa chiamare bene il male e male il bene, il rifiuto di essere presi dall’amore-perdono di Dio che richiede soltanto un atteggiamento “ragionevole” di abbandono confidente a Colui che è più grande di noi. Si veda in questo senso il peccato di Adamo ed Eva. Ogni violazione consapevole e grave della dignità e dei diritti fondamentali della persona umana nel disprezzo del comandamento di Dio è peccato contro lo Spirito Santo. Un atteggiamento che non può essere raggiunto dal perdono di Dio perché chi si trova in questa situazione lo rifiuta deliberatamente. 2. La reazione dei familiari di Gesù: “È fuori di sé” dicono. Marco richiama l’attenzione dei lettori sul fatto che le persone vicine a Gesù possono anche conoscerlo superficialmente. Anche noi – come loro – potremmo dire di conoscerlo – andiamo a messa tutte le domeniche o quasi – potremmo dire che abitiamo a casa sua, che di Lui sappiamo tutto o quasi, eppure non di rado ci scandalizza, e allora prendiamo del vangelo solo quello che ci fa comodo; la sua “pretesa” ci appare talvolta eccessiva, il suo operare non sempre (o quasi mai?) è conforme alle nostre aspettative! Allora, irritati da conseguenze inaspettate, non di rado vestiamo i panni dei familiari di Nazareth…. 3. La reazione di coloro che lo stanno ad ascoltare e che Gesù appella come la “sua nuova famiglia”. Balza subito agli occhi una contrapposizione fra l’atteggiamento scettico e un po’ ironico dei parenti di Gesù (“è fuori di sé” dicevano) preoccupati soltanto dello scandalo che un simile comportamento poteva arrecare al buon nome della famiglia e di conseguenza cechi e indifferenti di fronte all’eccezionalità e misteriosità del loro parente, e l’atteggiamento invece di coloro che stavano attenti ad ascoltare Gesù. Tale diversità di atteggiamento offre a Gesù la possibilità di esprimere in una frase quel nuovo legame di parentela che verrà d’ora in poi a crearsi nel suo nome, non più fondato “sulla carne e sul sangue”, bensì sul compiere la volontà di Dio: “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”. Come è bello sentirci parte di questa “famiglia” che è la Chiesa, peccatrice, fin che volete, ma custode e trasmettitrice di un mistero più grande di Lei. Auguro a voi e a me, nel celebrare l’Eucarestia domenicale, di sentire forte questa parentela con Gesù, sapendo che lo spirito del male ha ormai i suoi giorni contati.
Don Piergiorgio Sanson