Domenica 23 giugno - Santissimo corpo e sangue di Cristo - anno C - salmi propri - colore liturgico bianco Gen 14, 18-20; Sal 109; 1Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore
La moltiplicazione dei cinque pani allude, in qualche modo, a quello che Gesù avrebbe compiuto poche ore prima di morire quando diede ai suoi del pane dichiarando che era il suo corpo. Infatti compie sui cinque pani i gesti che farà poi durante l’ultima cena: prende il pane, benedice, spezza, dà. Il fatto accadde in un momento di crisi. Come fare con tutta quella gente, in una zona deserta, senza cibo, mentre avanza la notte? I discepoli sono preoccupati. Anche la nostra esistenza è costantemente in una situazione di crisi: non abbiamo risorse sufficienti per attraversare il deserto della vita e non sappiamo dove cercarle in questa notte. Gesù ci ha dato l’eucaristia come risorsa per affrontare questa situazione critica. È il dono della L sua stessa vita che, con un grande atto di amore, ha sacrificato per noi. È sotto forma di cibo per indicare che solo nutrendoci della sua vita possiamo continuare il cammino fino alla meta. Quando si ha fame è facile arraffare quello che capita. Anche noi nella situazione in cui ci troviamo siamo tentati di nutrirci di ciò che abbiamo sottomano e invece di nutrirci corriamo il pericolo di avvelenarci. L’eucaristia è il segno potente che solo Gesù è il cibo che ci nutre per la vita eterna. Per questo fin dall’inizio la celebrazione dell’eucaristia ha avuto un posto centrale nella vita della comunità come ricorda Paolo nella seconda lettura. Le parole di Gesù terminano con la raccomandazione. «Fate questo in memoria di me». Sapeva che nella nostra situazione sarebbe stato facile dimenticarlo e cercare altrove risorse di vita. Per questo, oltre a lasciarci la sua parola, ha voluto anche questo segno molto concreto e visibile: riunirci insieme e mangiare il pane che è il suo corpo. In questo modo: «Voi – dice Paolo – annunciate la morte del Signore, finché egli venga». L’abbandono dell’eucaristia è il primo segno che una persona si sta allontanando dalla fede in Gesù Cristo. C’è un aspetto da sottolineare nel fatto della moltiplicazione dei pani. Di fronte alla situazione di disagio gli apostoli suggeriscono: «Mandiamoli via e ciascuno vada a procurarsi il cibo necessario ». Gesù invece reagisce: «No, date voi da mangiare». La soluzione degli apostoli è quella adottata prevalentemente dal sistema economico: che ciascuno si arrangi e cerchi di procurarsi i beni necessari. Certamente ognuno deve lavorare per il proprio sostentamento. Ma non è sufficiente: ci sono troppe disparità di partenza e lasciando che ciascuno procuri i beni per sé, le disparità crescono in maniera drammatica. Non è mai accaduto che lasciando che i più capaci perseguano con tutta libertà i propri interessi, si abbia benessere per tutti. Si verifica, al contrario, un accumulo squilibrato di beni. Nel caso del vangelo è intervenuta la potenza del Signore per sfamare tutti con i scarsi pani a disposizione. Noi non possiamo contare sui miracoli per risolvere i problemi economici. Ma c’è un’altra potenza a nostra disposizione: la solidarietà. Se chi ha, è disposto a condividere con chi non ha, succede che tutti ne avranno a sufficienza. La partecipazione all’eucaristia in cui si condivide lo stesso cibo spirituale è vera e procura vita eterna solo se poi si è capaci anche di condividere il cibo materiale.
Don Gianpietro Moret