DIOCESI: oggi la solenne celebrazione in onore di San Tiziano
Nella chiesa cattedrale, presieduta dal vescovo Corrado. Il video integrale
Redazione Online
16/01/2025
Un momento della celebrazione oderna

Oggi è la festa di san Tiziano, patrono principale della Diocesi. Questa mattina, in Cattedrale, si è tenuto il solenne pontificale con benedizione apostolica presieduto dal vescovo Corrado. Presente anche il card. Beniamino Stella.

Al termine della celebrazione, in cripta, si sono venerate le reliquie del patrono. Molti i sacerdoti della diocesi che hanno concelebrato, insieme a numerosi laici e religiosi. La celebrazione è stata trasmessa in diretta da La Tenda TV e da Radio Palazzo Carli. 

Il vescovo, inoltre, ha donato a tutti i sacerdoti presenti il volume, edito da L'Azione, "Ricordatevi di quelli che vi hanno guidati... (Eb 13,7)", curato dal vescovo stesso.

Di seguito, il testo integrale dell'omelia del vescovo Pizziolo.

Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Oggi noi siamo qui per celebrare i doni che Dio ha dato a San Tiziano. “Ma è stato tanti di quegli anni fa!” potrebbe obiettare qualcuno. Certo. Eppure questi doni continuano a portare frutto ancora oggi. Il fatto che noi continuiamo a invocare San Tiziano come nostro patrono; il fatto che noi continuiamo a guardare lui come esempio e testimonianza esemplare di vita evangelica, dimostrano proprio questo fatto e ci suggeriscono una grande e illuminante legge spirituale (una legge di cui spesso ho parlato in questi anni e sui cui mi pare giusto ritornare in questa circostanza). Questa legge la potremmo definire così: i doni del Signore, quando sono accolti con riconoscenza e condivisi con i fratelli e le sorelle, continuano a manifestare la loro fecondità per sempre... per sempre; contengono per così dire quell’acqua che zampilla per la vita eterna di cui ha parlato Gesù perché sono doni dello Spirito Santo. Guardando la figura di San Tiziano possiamo proprio vedere questa esperienza: egli accolse la propria vita, la fede che ha ricevuto e il ministero a cui è stato chiamato non come qualcosa di cui impadronirsi per diventare grande, importante, potente... No assolutamente, e neppure egli vide in questi doni un peso insopportabile da portare (Perché può capitare anche questo: che i doni del Signore ad un certo punto appaiano pesanti e quasi insopportabili… pensiamo, per non andare lontano, al dono di un amico, al dono della propria moglie, al dono del proprio marito, al dono dei figli... doni bellissimi ma, a volte quanto sembrano pesanti!!! Ma pensiamo, noi preti, alla nostra vocazione, al nostro ministero: quanto sono belli, ma, a volte, quanto appaiono pesanti!). Ebbene Tiziano non si lasciò vincere né dalla tentazione di vedere in questi doni un possesso di cui ingordamente impadronirsi, ma neppure da quella di vedere in essi un peso da scaricare. Ma li vide appunto come dei doni... dei doni di cui essere riconoscente al Signore e da mettere al servizio di Dio e dei fratelli... Non si è tirato indietro quando gli hanno chiesto di prendere sulle spalle e di guidare la chiesa di Opitergium. Ma dedicò tutto sé stesso alla guida della comunità cristiana in un frangente sicuramente molto più pesante di quello che noi oggi stiamo vivendo, che pur è pesante per la sua parte. Erano tempi di invasioni barbariche, di migrazione di popoli sarebbe più esatto dire. Ed era anche tempo di divisione nella fede, pensiamo allo scisma dei Tre Capitoli. Tiziano non si tirò indietro. Anche perché aveva ricevuto l’esempio del suo predecessore, Floriano, il quale si era comportato nello stesso modo: non aveva considerato il dono della fede come un possesso o qualcosa di privato, ma aveva continuato a considerarlo un dono da offrire, da annunciare anche agli altri. Proprio per questo aveva lasciato Oderzo ed era andato a fare il missionario, l’evangelizzatore nella Dalmazia. Un dono, la fede, da donare a propria volta. In questo senso possiamo dire che Tiziano e anche Floriano ci sono di testimonianza e di esempio. Possiamo allora riprendere quella legge spirituale che abbiamo enunciato poco fa con queste parole: una vita accolta come dono del Signore e offerta in dono ai fratelli, resterà per sempre un dono per tutti: non smetterà mai di portare frutti. Porterà frutti buoni per sempre. Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti. La parola con cui Pietro risponde a Gesù che dopo una notte di pesca senza frutti, gli dice “Prendi il largo e calate le reti”, potrebbe proprio essere intesa come raffigurazione concreta e plastica di quanto abbiamo finora detto. Quante volte mettendo a frutto gli insegnamenti di Gesù succede che non portiamo a casa niente. Quante volte sforzandoci di essere buoni, fedeli, giusti e onesti, generosi, sforzandoci di perdonare… ci sembra di rimanere con le tasche vuote: Maestro non abbiamo preso nulla, eppure ci siamo sforzati, con fatica, di vivere gli insegnamenti che ci hai donato! Non dimentichiamo che questi atteggiamenti - che sono quelli suggeritici dal Vangelo - prima di essere degli impegni morali nostri sono dei doni che il Signore ci fa. Il dono del suo Vangelo, il dono di una via che ci viene indicata per avere la vita: Fa questo e vivrai. E a noi capita spesso di considerare questi doni inutili, poco produttivi, poco convenienti: Maestro, abbiamo faticato tanto e non abbiamo preso niente. Quante volte esprimiamo o questo pensiero e questo sentimento. Ma sulla tua parola getterò le reti, dice Pietro. Mi fido di te che mi dai queste indicazioni come dono del tuo amore… continuo a viverle anche se apparentemente non me ne viene niente in tasca. Gettarono le reti che si riempirono in maniera straordinaria. Ed è quello che a volte anche noi stessi sperimentiamo quando la pazienza e la perseveranza in certi atteggiamenti ci fanno superare la rassegnazione e lo scoraggiamento e ci fanno sperimentare la fecondità del comandamento del Signore. Se invece ci arrendiamo subito, resteremo convinti che era tutto un imbroglio o una fantasia. San Tiziano non si è arreso. Avrebbe potuto dire anche lui: me ne vado, che so io, in monastero! Lascio ad altri questo pesante incarico. Ho predicato il Vangelo e questi qua si ammazzano! Basta! Me ne vado! Rimase in un momento tragico della vita di Oderzo e la sua fedeltà contribuì alla conversione spirituale del popolo invasore che lo volle come suo patrono per imitarne le virtù. In questo senso possiamo davvero considerare San Tiziano come una “seminatore di speranza”: con la sua parola e il suo esempio di fede nel Vangelo ha gettato dei semi che tuttora continuano a germogliare e a portare frutti buoni. Chiediamo al nostro patrono che continui a proteggere anche il cammino della nostra Chiesa. Che ci aiuti e perseverare nella fiducia nel Signore e nei suoi doni. Per poter sperimentarne la verità e la fecondità. Per poter diventare anche noi “seminatori di speranza”.

Il video della solenne messa del Patrono, san Tiziano vescovo