IL CUORE LITURGICO E SPIRITUALE DELLA DIOCESI
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Redazione Online
26/09/2024

Sono duecento anni di storia e di fede, quelli che festeggeremo domenica 29 settembre. Anche se la chiesa cattedrale di Vittorio Veneto, con le sue due ricostruzioni del XIII e del XVIII secolo, ha una storia molto più antica. Le sue origini risalgono, molto probabilmente, ai tempi dell’insediamento longobardo e alla fondazione del ducato di Ceneda, tra il VII e l’VIII secolo.

Resa più luminosa dal recentissimo lavoro di restauro delle facciate, la cattedrale attuale – la “terza” – si mostra in tutta la sua bellezza, anche se la sua struttura, piuttosto imponente, tende ad appesantirne le forme, all’esterno come all’interno. Chissà se, senza lo “sfregio” del Comune di Treviso che nel 1199, nella guerra contro i Da Camino, distrusse la “prima cattedrale”, oggi avremmo potuto avere una chiesa madre ancora più prestigiosa sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista artistico... E poi resta il problema – un vero e proprio “rompicapo” – dello spazio del presbiterio della cattedrale, che dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II in poi versa in una forma provvisoria e, nonostante i diversi progetti proposti, non ha trovato ancora una disposizione architettonica definitiva.

Nonostante i suoi “soli” duecento anni, non mancano le opere artistiche che danno lustro alla nostra cattedrale: dalla torre campanaria del XIII secolo, alle pale d’altare ed agli affreschi delle cupole, alla cripta con la statua e le reliquie di San Tiziano… Solo per fare un altro esempio, presso l’altare del Rosario (anche se attualmente è conservato nel “Museo della cattedrale”) trova posto un bellissimo “Vesperbild”: una “Pietà” in pietra, del Quattrocento, che tocca il cuore dell’osservatore.

Gli aspetti storici e artistici testimoniano quanto la cattedrale sia il centro liturgico e spirituale della diocesi. E lo è in virtù del fatto che è “cattedra del vescovo”, cioè la sede del successore degli apostoli, il garante della cattolicità e dell’unità delle fede. Tutte le chiese parrocchiali sono quasi un’estensione, un irradiamento della chiesa cattedrale, che è la “chiesa madre” da cui dipartono e prendono origine le altre comunità. Il significato più proprio della chiesa cattedrale, in stretta connessione con quello della figura del vescovo, è quello di essere segno dell’unità e della comunione di tutte le comunità parrocchiali (e quindi di tutti i battezzati di una diocesi) con il proprio pastore.

Le principali celebrazioni della vita della diocesi, proprio per esprimere e consolidare questo vincolo di comunione, si svolgono nella chiesa cattedrale e sono presiedute dal vescovo: la celebrazione del Giovedì Santo, con tutti i sacerdoti diocesani – solo per fare un esempio – è un segno eloquente di questa unità. Ci sono, poi, tanti altri momenti che testimoniano e fanno crescere questa stretta unione: pensiamo alle ordinazioni sacerdotali e diaconali, alle veglie di preghiera per l’inizio anno pastorale, alla veglia di Pentecoste e a tanti altri momenti gioiosi (e a volte anche dolorosi) che coinvolgono tutta la diocesi... Questa dimensione diocesana, che la chiesa cattedrale testimonia, ci aiuta a vedere la Chiesa come una realtà che supera i confini della singola parrocchia (e dell’unità pastorale) e i cui orizzonti si allargano progressivamente sino ad abbracciare tutto il mondo.

La celebrazione dei 200 anni della consacrazione della “terza cattedrale”, allora, deve essere un’importante occasione per ravvivare il senso di appartenenza alla nostra chiesa diocesana, dentro a questo sguardo più ampio (universale, cioè cattolico) che contraddistingue da sempre la Chiesa. Al tempo stesso, è l’occasione per esprimere un sincero grazie alla “parrocchia della cattedrale”, che in modo determinante contribuisce – insieme ai competenti organi diocesani – a custodire la bellezza ed il significato della chiesa cattedrale a beneficio dell’intera comunità diocesana.

Alessio Magoga

(Foto: Stefano Cavicchi)