EDITORIALE: una comunità dal volto umano
La riflessione di don Andrea Forest a conclusione della XXII Settimana sociale diocesana
Redazione Online
02/03/2025

Si è chiusa la XXII edizione della Settimana Sociale diocesana, che ha avuto l’intento di dare continuità all’eredità delle due precedenti edizioni. A fare da sfondo, l’idea di avviare dei processi di cambiamento del nostro essere Chiesa (XX edizione) per una partecipazione attiva alla costruzione della società (XXI edizione) nell’alveo di una riscoperta dei legami fraterni che ci costituiscono comunità (XXII edizione); da qui il titolo di quest’anno: “Insieme. Una comunità che educa e si prende cura”.

Un primo rilievo su quanto vissuto riguarda la capacità delle Settimane Sociali di incidere sulla vita concreta del nostro territorio. È un obiettivo per certi aspetti raggiunto, come avvenuto nel 2024 grazie alla collaborazione con le Amministrazioni comunali coinvolte – Mareno e Santa Lucia di Piave – e nel 2025 con il cammino preparatorio che ha visto il protagonismo di alcune scuole di Pieve di Soligo e di una decina di Enti del Terzo Settore dell’Opitergino-Mottense. Allo stesso tempo, però, si tratta di una meta ancora aperta: l’abbondanza di capelli grigi in platea e la presenza limitata di giovani ci suggerisce un ulteriore ripensamento per riuscire a raggiungere e coinvolgere sui temi della Dottrina Sociale della Chiesa diverse categorie sociali ancora ai margini. Su questo, certamente, il cammino continua.

Appaiono in ogni caso interessanti gli spunti raccolti alla fine della Settimana Sociale che diventano, in qualche modo, degli indicatori per dare ulteriore evoluzione al percorso in atto. Spunti che sinteticamente potrebbero andare sotto il nome (e quindi l’obiettivo) di “recuperare il volto umano della nostra società”. Siamo oggi infatti immersi in una realtà che è fatta più di procedure che di relazioni, più di burocrazia che di incontri, più di individui che di comunità.

Alcune parole chiave possono quindi riassumere le direttrici su cui orientare il nostro impegno.

In primo luogo, è necessario recuperare un’“etica della responsabilità”. Nella Settimana Sociale si è parlato di doveri che precedono i diritti, di doni ricevuti che possono suscitare gratitudine e una risposta di impegno personale, di sguardi che vedono gli “scartati” dalla società e se ne prendono cura restituendo loro la propria dignità. Ecco, riscoprire l’umano significa sentire un compito che nasce da una comune appartenenza: quello di una cura reciproca che chiede la capacità di scomodarsi e di mettersi in gioco, talvolta anche con spirito di sacrificio.

In secondo luogo, va valorizzata un’“etica del desiderio”, che non si accontenta di sottostare alle spinte degli impulsi e dei bisogni, ma che sa guardare oltre e più in alto, che sa desiderare il bene e lasciarsi scaldare il cuore da esso. E così si può passare, ad esempio, dalla rabbia all’indignazione, dal sentimento al desiderio di fare qualcosa per cambiare la situazione, da un impulso distruttivo o di lamentela a un impegno concreto per cambiare. Ma senza desideri veri e profondi, non c’è progresso umano!

Infine abbiamo bisogno di riscoprire un’“etica del dono”, del dono irreversibile, com’è quello del nostro tempo per gli altri. Non si tratta insomma di fare dei doni generici, ma di donare sé stessi. Da cristiani siamo, in un certo senso, facilitati perché questa “grammatica del dono” la possiamo imparare da Dio, dal suo farsi prossimo all’umanità – e Gesù ce ne ha dato prova, fino alla croce – per dirci il valore di una umanità che si scopre più libera nel momento in cui più si dona.

La Settimana Sociale ci ha regalato due immagini da custodire e valorizzare: la rete e l’alba. Due immagini dal sapore pasquale (cfr. Gv 21). La rete che è fatta di nodi, cioè di relazioni, di incontri, di fatica fatta insieme. L’alba di una notte in cui il buio della paura e del fallimento si aprono con speranza alla possibilità di un riscatto, di un nuovo giorno. Relazioni e speranza: ancora due tratti tipicamente umani, che come cristiani abbiamo la gioia di riconoscere e il compito di testimoniare e di far crescere.

Don Andrea Forest

coordinatore comitato Settimana sociale diocesana