GIOVANI E VIOLENZA
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Redazione Online
03/07/2024

Hanno suscitato molto clamore e molta preoccupazione – per l’ennesima volta! – alcuni fatti di cronaca, che nei giorni scorsi hanno visto coinvolti dei giovanissimi. Adolescenti non ancora maggiorenni, come nell’episodio di Pescara, oppure giovani poco più che diciottenni, come nei fatti di Udine. Si tratta di due casi molti diversi tra loro e con dinamiche assolutamente differenti l’uno dall’altro. E tuttavia, insieme ad altri fenomeni come quello delle “baby gang” che non sono appannaggio solo delle grandi città, fanno toccare con mano che le attuali giovani generazioni hanno un problema con la violenza.

E non solo con quella. Anche con la percezione della realtà e con la capacità di gestire i propri sentimenti, cioè di “sentirli”, di dare loro un nome, di provare, per usare un termine inflazionato, empatia (che poi è il mettersi nei panni dell’altro, soprattutto del più debole e indifeso, ed averne compassione). Empatia e compassione che i due adolescenti di Pescara non hanno avuto nei confronti del loro coetaneo, Thomas Christopher, che, forse per un debito non saldato, hanno ucciso con 25 coltellate per poi andarsene al mare con il “gruppo”.

Certo, possiamo gridare allo scandalo e strapparci le vesti. In realtà, a guardarci bene dentro, questi fatti riflettono il periodo storico che stiamo attraversando e che gli adulti – non gli adolescenti – hanno confezionato. Ci scandalizziamo della violenza dei nostri ragazzi, quando abbiamo una guerra, non così lontana da noi e voluta da adulti, che dal 2022 sta portando alla morte migliaia di ucraini e di russi. Carne da cannone da una parte e dall’altra. Gridiamo all’insensibilità dei nostri adolescenti, mentre nella striscia di Gaza, insieme ai terroristi, quasi ogni giorno vengono falciati o fatti saltare in aria civili inermi. Che bel mondo! Anche questa non è forse una violenza scandalosa? Poi ci sono i fatti di sangue di “casa nostra”, quelli del nostro Paese, che vedono come protagonisti adulti (e non solo i femminicidi). Non sono solo i giovani che hanno “un problema con la violenza”.

Non è che qualche responsabilità ce l’abbiano ancora gli adulti che instillano nei più giovani una cultura di violenza, incoraggiando e sostenendo – per spudorati interessi di carattere economico – tutta una serie di prodotti (un certo tipo di musica, di videogiochi, di contenuti sulle piattaforme digitali...) che inneggiano alla violenza e alla sopraffazione dell’avversario? Chi gestisce, maneggia, manipola tutte queste cose, se non adulti senza scrupoli?

E, infine, in tutto quello che è successo (e continua a succedere) e che vede coinvolti dei giovanissimi, i genitori dov’erano? E dove sono? Capiscono? Vedono quello che fanno i figli? Li conoscono? Concita De Gregorio ha scritto recentemente sulle pagine di “Repubblica” che forse “è la generazione di mezzo il guasto che non abbiamo visto arrivare, che non sappiamo riparare. Il resto ne discende”. La generazione dei genitori oggi 40-50enni, forse un po’ troppo distratta e un po’ troppo iperprotettiva, che non è riuscita in pieno nel suo compito educativo. Per tanti motivi: il banale materialismo, il narcisismo, l’edonismo da cellulare e social, la preoccupazione di autoaffermarsi, la retorica della comprensione e della giustificazione a tutti i costi della propria prole... Siamo tutti coinvolti, ben inteso. E nessuno ha la ricetta. Ciò, tuttavia, non deve impedirci di provare a dire le cose come stanno. Almeno per onestà.

Alessio Magoga