BREXIT: il 2 marzo l'avvio della trattativa Gran Bretagna-Ue
Le richieste del Regno Unito, che minaccia di abbandonare le trattative a giugno
Il governo britannico deciderà a giugno se abbandonare le trattative con l’Unione europea e prepararsi per un Brexit stile “no deal”, adottando le tariffe dell’Organizzazione mondiale del commercio. Le materie sulle quali sarà necessario “fare progressi significativi” per poter continuare i negoziati saranno le due considerate più importanti e sulle quali gli altri 27Paesi hanno maggiore controllo: i servizi finanziari e il flusso di informazioni elettroniche.
È quanto si legge nel documento intitolato “The Future Relationship with the EU. The UK’s Approach to Negotiations”, “Il rapporto futuro con la Ue. L’approccio del Regno Unito ai negoziati” appena pubblicato sul sito del governo (https://www.gov.uk/).
È la posizione negoziale britannica, la risposta di Boris Johnson ai paletti messi, il 24 febbraio dalla Ue che si è detta disponibile ad abbandonare le tariffe su import ed export di merci purché il Regno Unito rispetti le norme europee su sovvenzioni statali, diritti dei lavoratori e ambiente. Cosi i due partner possono sedersi al tavolo delle trattative, che partiranno il prossimo lunedì 2 marzo, con le loro reciproche richieste rese pubbliche.
Nel documento pubblicato oggi il governo di Boris Johnson chiede alla Ue un accordo stile Canada, Giappone o sud Corea che comporti le condizioni speciali delle quali gode il Paese nordamericano, come l’abolizione di tutte le tariffe sui prodotti della manifattura, senza il rispetto di alcuna normativa.
Il mandato britannico vuole anche ottenere accordi separati sui settori della pesca, nel quale Boris Johnson ha detto più volte di voler proteggere gli interessi britannici, dell’aviazione, dell’energia e dell’immigrazione. Mentre l’Ue chiede che si giunga a un unico accordo che comprenda ciascuna di queste materie.
Sempre nel mandato britannico, anche la speranza che un accordo diventi chiaro entro giugno per essere finalizzato il prossimo settembre. Un termine ultimo che la Ue e anche molti esperti hanno definito più volte non realistico per un accordo commerciale di questa importanza.
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