Cinque anni fa l’”Acqua Granda” a Venezia
Il 12 novembre 2019 la marea raggiunse il livello record di 187 centimetri. Vi furono danni ingentissimi a Venezia e lungo la costa
Era il 12 novembre del 2019, cinque anni fa, quando la città di Venezia venne invasa dall’acqua, creando danni ingentissimi, paura e preoccupazione per i tesori artistici, e devastando ampie zone del Veneto.
Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ricorda quei giorni: “Come nel 1966, anche in quel 12 novembre 2019 fu rispolverato il termine “‘acqua granda”. Ricordo i vaporetti alla deriva, ampie zone di Venezia trasformate in enormi torrenti vorticosi, i locali e le attività commerciali gravissimamente danneggiati così come le abitazioni. Immagini incredibili che confermavano come l’acqua alta avesse raggiunto i 187 centimetri. Altre testimoniavano la devastazione del litorale veneto, lungo il quale solo a Bibione erano stati erosi 100 mila metri cubi di spiaggia, a Jesolo un chilometro di lungo mare, intere spiagge in Polesine con gravi devastazioni nella Sacca di Scardovari. Nemmeno le Dolomiti, ancora ferite dalla furia di Vaja un anno prima, sono state risparmiate con Misurina rimasta isolata, la circolazione interrotta nell’Agordino, il lago di Alleghe non esondato per miracolo. L’unità di crisi della Protezione civile regionale, era da subito al lavoro, affiancata dall’immancabile esercito del volontariato: con orgoglio ho visto che ancora una volta la nostra gente si era già rimboccata le maniche e messa al lavoro prima ancora di indicazioni o direttive”.
“L’esperienza di cinque anni fa – continua Zaia -, così come quelle di Vicenza nel 2010, di Vaja e altre calamità sono state una lezione indimenticabile dalle quali capire la giusta direzione per il Veneto nella difesa del suolo. In questi anni il Mose ha confermato la sua utilità nella protezione del centro storico di Venezia dai picchi di marea consentendo di guardare con maggior serenità alla secolare minaccia dell’acqua alta. In un’ottica più estesa, l’impegno della Regione sul territorio per una sempre maggiore messa in sicurezza si è già tradotto in 560 milioni di euro investiti per realizzare 23 bacini di laminazione di cui 10 già completati. Azioni che hanno già dato prova di efficienza nella difesa da rischio idraulico in occasioni di recenti eventi atmosferici estremi”.
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