L'avevo visto con commozione l’ultima volta nel maggio 2017 a Santa Cruz de la Sierra, ai piedi delle Ande in Bolivia, dove era missionario da 18 anni. Mi disse che voleva vivere fino a 120 anni. E invece, l’11 febbraio ci ha lasciato, a 91 anni. Ne aveva passati 72 da religioso, 65 da prete, 60 da missionario.Nato a Sernaglia della Battaglia il 5 novembre 1927, a 13 anni entrò nel Seminario dei Cavanis a Possagno; emise i primi voti nel 1946 e più tardi la professione perpetua, nel 1950. Entrava così a far parte della Congregazione delle Scuole di Carità, l’Istituto Cavanis. Ero nelle medie dell’Istituto Cavanis a Venezia, quando Mario riceveva gli ordini minori e poi maggiori; lo ricordo in cortile nelle nostre ricreazioni: contro le abitudini, partecipava al calcio, scarmigliato, inciampando a volte nel complicato abito che portavano a quel tempo i Cavanis. Ricordo che in autunno riempivamo per scherzo di foglie secche il suo berretto da prete che teneva, invece che in testa, tra le mani dietro la schiena. Ridevamo, qualche padre più anziano e serioso, un po’ meno. Rideva anche lui, con quel suo fare scanzonato.Fu ordinato prete nel 1953, a Venezia, dal patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, poi eletto Papa, ora San Giovanni XXIII. P. Mario visse i primi sedici anni come prete educatore nel Collegio Canova di Possagno, nella Scuola Professionale di Chioggia, nel seminario minore di Levico (Tn) dove fu rettore; poi come professore e rettore nel Collegio Cavanis di Porcari (Lu) e infine nella Casa Sacro Cuore di Possagno. Insegnava lettere: si era laureato a Padova in Lettere Antiche. Gli piaceva far scuola, ma per carattere sognava anche altro.È per questo che accettò prontamente di partire, fra i primi tre Cavanis, a fine ’68, per il Brasile, nella prima missione dei Cavanis fuori Italia. In quella terra collaborò con la diocesi di Ponta Grossa nel Paraná, come responsabile della catechesi diocesana, come responsabile di una vice parrocchia della Vila S. Cruz a Castro e poi nella Vila Cipa a Ponta Grossa. Aveva quello che si chiama a volte, per scherzo, “el mal de la piera”, e costruiva chiese e opere per la gioventù dovunque andasse, a volte di sua iniziativa. Molti benefattori veneti lo aiutavano; non tutti, nell’ambiente religioso e di chiesa apprezzavano, per la verità, la sua eccessiva indipendenza in queste imprese, del resto preziose.Nel 1982 fu inviato ad aprire una missione Cavanis in Ecuador, dove rimase fino al 2000, come Superiore regionale. Vi costruì una chiesa e riformò una scuola a Esmeraldas, sulle rive del Pacifico; appoggiò i confratelli nell’organizzazione di “ristoranti popolari gratuiti” e di ambulatori per i poveri; ottenne il Collegio Borja III di Quito; fu parroco a Valle Hermoso nella diocesi di Santo Domingo de los Colorados e vi costruì una Casa di Esercizi spirituali. Durante il suo governo furono costruiti un seminario maggiore a Quito e uno a Bogotà, in Colombia. Nel 2000 partì per la nuova missione Cavanis a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Là diede sfogo a tutta la sua fantasia e carità a servizio dei bambini e dei giovani, nella costruzione e conduzione della parrocchia Cristo Liberador, del Colegio Hermanos Cavanis, di sei giardini d’infanzia. Ci ha lasciato dal suo letto in un ospedale di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia l’11 febbraio 2019. Al funerale parteciparono due vescovi, molti sacerdoti, una grande folla di popolo e un’infinità di bambini. La sua salma riposerà a Valle Hermoso, in Ecuador, in attesa della risurrezione.Padre Giuseppe Leonardi