Elezioni del 4 marzo: verso un voto responsabile
Alcuni spunti di riflessione dalla Commissione diocesana per la Pastorale Sociale e del lavoro.
Avvicinandosi la data delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 che vede il nostro Paese chiamato a un voto di responsabilità in vista della prossima legislatura, ci sentiamo interpellati, alla luce della nostra fede e dei nostri valori, ad esprimere alcune considerazioni che riteniamo possano offrire un utile contributo per tutti, a prescindere dalle idee politiche e dalle appartenenze partitiche.
Riteniamo, in particolare, che la scelta di indirizzo del proprio voto debba opportunamente misurarsi con alcune valutazioni.
– Da dove arriviamo? Giungiamo a questo voto in una situazione ancora segnata dalle macerie lasciate dalla crisi economica, con un enorme debito pubblico che limita gli spazi di intervento pubblico. La XVII legislatura, senza una chiara e stabile maggioranza, ha portato avanti fra molte polemiche alcune riforme: sulla scuola, sulle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento, circa l’ambito del fine-vita), sul lavoro (il cosiddetto Jobs Act), sulla riforma del Terzo settore, sul tema dei diritti civili (unioni civili), sul “dopo di noi” (disabili adulti senza genitori), circa il REI (reddito d’inclusione: un primo sostegno ai nuclei familiari senza reddito), circa i finanziamenti delle opere pubbliche e il nuovo slancio che è stato dato al patrimonio culturale. Su altri aspetti invece l’intervento è stato frenato: sulla riforma costituzionale e sulle leggi circa la cittadinanza (ius soli). Di fronte ai programmi legislativi e di governo attuati, ciascuno è chiamato anzitutto ad operare una valutazione sull’adeguatezza dei risultati: rispetto ai propri valori e alla propria visione politica, come pure rispetto alla realtà con le sue esigenze e problematiche.
– Verso dove vogliamo andare? Anzitutto è necessario informarsi e formarsi, chiedendosi di che cosa ci sia bisogno in questi anni per il nostro Paese: come rispondere alle esigenze che si pongono su diversi piani, come ad esempio la giustizia sociale, l’economia, il lavoro e la disoccupazione, i rapporti tra Stati, la famiglia, la scuola, l’uso delle risorse pubbliche, ecc.? È importante, in merito agli obiettivi che ogni partito si propone, conoscere bene i diversi programmi elettorali, facendo riferimento a fonti sicure e imparziali, evitando cioè la retorica che un’accesa campagna elettorale può portare con sé. Di non minor valore è la considerazione sulla persona che si presenta come candidato alle elezioni, valutandone – nella misura in cui questo sia possibile – la credibilità, le idee, le visioni politiche.
Nel merito di queste considerazioni, è imprescindibile uno sguardo all’Europa, quale orizzonte di fondo in cui il nostro Paese è inserito come parte attiva, riconoscendo le potenzialità che derivano da questa appartenenza (cfr. Settimana Sociale diocesana 2017), tali che parrebbe davvero miope ogni scelta che mettesse in discussione il progetto di un’unità sovranazionale.
– Come vivere il voto? Da cittadini responsabili e consapevoli! Il voto infatti deve essere sempre ragionato, per non rispondere a scelte emotive ed improvvisate. Proprio le scelte non adeguatamente ponderate sono il punto debole di una democrazia manipolabile, spesso demagogica, approfittatrice di uno scarso spirito critico dell’elettore e di una insufficiente capacità di lungimiranza. Occorre pertanto preoccuparsi della formazione personale, in vista di scelte elettorali adeguate, consultando riviste e siti dedicati, e soprattutto non perdendo di vista l’amore per un autentico “bene comune”, mediato anche dai principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Tutto questo, legato in modo imprescindibile al proprio buonsenso, può aiutare a discernere, fra costellazioni di promesse elettorali, quelle davvero realistiche e realizzabili, utili e necessarie, nonché rispondenti ai propri valori di riferimento. Ricordando inoltre che proprio tali valori (la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la fede, il Vangelo, ecc. ecc.) non possono essere sbandierati e difesi solo nel chiasso dei comizi elettorali: essi vanno piuttosto incarnati e vissuti nell’umiltà del quotidiano, nelle scelte personali e politiche, pena l’asservire i valori stessi ad una ridicola e becera strumentalizzazione che li svilisce, li snatura o addirittura li contraddice.
Una valutazione particolare merita l’opzione dell’astensione dal voto. Non è una possibilità da ridicolizzare, né da demonizzare. Tuttavia non può essere – come invece avviene quasi sempre – espressione di una scelta (o meglio non-scelta) di comodo dettata dalla pigrizia, dalla negligente disinformazione, dal disinnamoramento per la politica, dalla passione per il bene comune e per il futuro dell’Italia. Meglio sarebbe piuttosto recarsi alle urne e far registrare la scelta del non-voto: in tal caso, infatti, la scelta sarebbe consapevole, come pure sarebbe manifesto il senso di protesta che tale atto porta con sé. Altra opzione possibile quella di votare con la scheda bianca, segno dell’indecisione sull’attribuzione del voto, pur dimostrando un interesse alla consultazione elettorale. Del resto, non può essere invocata un’amministrazione responsabile della “cosa pubblica” senza una partecipazione attiva del cittadino, in modo particolare attraverso il dovere morale del voto. Ricordando, comunque, che la democrazia non si esaurisce con il voto: viverla significa costruire spazi di dialogo e di mediazione per articolare differenze e pluralità, e per scegliere la classe politica almeno potenzialmente capace di accompagnare questo percorso.
La responsabilità personale, infine, impone di informarsi adeguatamente sulle modalità possibili di voto, in modo da ridurre la dispersione dei voti con scelte poco oculate o con la nullità della propria espressione di preferenza.
Ci auguriamo, allora, che l’appuntamento del 4 marzo possa segnare una nuova pagina di partecipazione attiva e una testimonianza di etica civile, animate dalla passione tipicamente cristiana per il presente, che siamo chiamati ad abitare e a custodire. E a far crescere verso il meglio.
La Commissione diocesana per la pastorale sociale,del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato
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