Attualità
stampa

GIORNO DELLA MEMORIA. Per non dimenticare...

Accanto alla persecuzione degli ebrei, la decimazione di rom, sinti e gitani

GIORNO DELLA MEMORIA. Per non dimenticare...

27 gennaio. Giornata della memoria. Milioni le persone sterminate nei campi di concentramento.

Una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime della shoah e delle leggi razziali durante la seconda guerra mondiale. Ed evitare che succeda ancora.

Sul tema dell’Olocausto si potrebbero citare qualche testimone sopravvissuto più o meno noto, una pellicola di cinema che racconta le aberrazioni avvenute nei vari campi o ancora fare la cronaca di qualche convegno celebrativo per il 75° anniversario da quando l’Armata Rossa fece irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz.

Per questo risulta importante ricordare, accanto alla persecuzione degli ebrei, una pagina di storia poco conosciuta ma che non può essere dimenticata e che inevitabilmente richiama le responsabilità - anche attuali - sulla discriminazione ed emarginazione delle minoranze dei rom e dei sinti in Europa.

I bambini. «Son morto con altri cento / son morto ch’ero bambino, / passato per il camino / e adesso sono nel vento.»

È forse la canzone più nota, almeno in Italia, sull’Olocausto. Scritta nel 1967 da Francesco Guccini e conosciuta anche come la Canzone del bambino nel vento, Auschwitz ha un piccolo protagonista che, in prima persona, narra la sua breve storia.

Deportato nel campo di concentramento, il bambino viene subito ucciso. Di lui non rimane altro che polvere. Non c’è un nome che lo identifichi. Per i suoi assassini, è solo un bambino tra tanti. Alla fine della guerra però saranno troppi i bambini che non hanno più fatto ritorno.

 

E gli ultimi! Durante la seconda guerra mondiale, i nazisti sotto Adolf Hitler ingiunsero l'ideologia allargata delle differenze tra "razze" e della “razza pura” portando allo sterminio di oltre 15 milioni di persone considerate di "razze inferiori" (ebrei, zingari, africani) o di “persone malate” (disabili, pazienti psichiatrici) e altre indicibili brutalità dell'Olocausto.

Tra questi ricordiamo gli oltre 500.000 zingari, la maggior parte donne e bambini: una storia dimenticata e di particolare gravità in quanto, per molti anni dopo la fine della guerra, le violenze contro gli zingari non vennero considerate disumane alla stregua di quelle contro gli ebrei ma misure di prevenzione della criminalità! Questo sterminio è definito in lingua romani con il termine di Porajjmos.

Con il termine zingari o zigani comprendiamo un variegato contesto di persone di cultura rom, gitana, sinta o travellers (non stanziali).

 

La storia di “quarta classe”. Ricordando le carrozze dei treni di quarta classe, la persecuzione nazista degli zingari si inserisce in una storia di discriminazioni lunga secoli: a differenza delle carrozze soppresse, la discriminazione contro le minoranze dura ancora oggi. Le prime deportazioni di zingari verso Dachau e Marzahn sono documentate già nel 1936 – cioè prima delle leggi razziali contro gli ebrei seguite alla Notte dei Cristalli del novembre 1938 – e motivate da ragioni militari, di sicurezza e di ordine pubblico.

Sulla presenza degli zingari nei campi di concentramento esiste una documentazione frammentata, ma sufficiente a testimoniare della loro prigionia un po' ovunque e di come vennero spesso utilizzati come cavie negli esperimenti medici e di sterilizzazione. Ma quasi nessuno lo sa, sono memorie ormai che si perdono anche per l’oralità della cultura rom e per la mancanza di una tradizione letteraria. E allora – senza volerci nascondere da falsi moralismi - con tutti gli stereotipi che ancor oggi la parola zingari ci richiama, c’è un lavoro da fare: di far tornare la memoria, perché senza memoria non c’è futuro. Eppure gli zingari appartengono alla più grande minoranza d’Europa, perseguitata nel passato ma anche nel presente.

Papa Francesco, nella visita in Romania dello scorso giugno, ha chiesto perdono ai rom per le discriminazioni, le segregazioni, e per quanto accaduto nel passato ma anche per l’emarginazione che ancor oggi subiscono.

I viaggi di sola andata. Forse per non dimenticare un’altra canzone ci può aiutare.

«Guarda quel treno / che sta arrivando da lontano (…) / Sai che cosa c’è? / Non c’è niente da vedere su quel treno. / Sai che cosa c’è? / Non c’è niente da guardare dal finestrino. / Solo madri senza latte / e cenere dal camino.»

Enrico Vendrame

GIORNO DELLA MEMORIA. Per non dimenticare...
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento