Il giornale del 16 ottobre. Edizione digitale
80 anni fa la terra tremò.
Sono passati 80 anni ed ormai sono rimasti in pochi ad averlo vissuto di persona. Cosicché l’anniversario rischia di passare quasi inosservato. Eppure il terremoto, che il 18 ottobre 1936 colpì una zona vasta a cavallo tra Veneto e Friuli, aveva praticamente la stessa intensità di quello che lo scorso 24 agosto ha scosso Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. La sua intensità, infatti, fu stimata tra l’ottavo e il nono grado della scala Mercalli, corrispondenti a 6,0 della scala Richter utilizzata oggi, cioè pressoché uguale al 6,1 registrato il 24 agosto in centro Italia. Come ad Amatrice, ma anche a L’Aquila, la prima, tragica scossa del terremoto del 1936 giunse di notte: alle 4 e 10 del 18 ottobre, con epicentro nel bosco del Cansiglio, ad una profondità di 15-18 chilometri. Lo sciame sismico sarebbe poi durato fino al marzo 1937. Il sisma provocò 19 morti – 15 dei quali nel comune di Caneva ed uno a Conegliano – e un numero imprecisato di feriti. Il terremoto interessò le zone di confine fra le attuali province di Belluno, Treviso e Pordenone. Nei paesi di Fiaschetti, Stevenà e Villa di Villa, vi furono numerosi crolli totali e diffusi crolli parziali, che resero gran parte degli edifici inabitabile. Gravi danni si registrarono nella conca d’Alpago: a Puos d’Alpago, Cornei e Villa tra il 50 e il 70% delle case divennero inabitabili. A Sacile, Vittorio Veneto e in altre località vi furono crolli parziali e lesioni in numerose abitazioni.
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