Il vescovo Corrado: «La resurrezione dà senso al desiderio di vita»
Il messaggio di mons. Pizziolo per la Pasqua.
Qualche giorno fa la liturgia presentava questa parola di Gesù: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”. Gesù non parla della morte fisica, come invece comprendono i suoi avversari che lo prendono in giro a motivo di questa affermazione. Anzi, proprio a causa di affermazioni come questa lo metteranno in croce e lo uccideranno, per dimostrare che egli non era quello che diceva e cioè il figlio di Dio. “Se sei il figlio di Dio scendi dalla croce e ti crederemo”. Come dire: “Se riusciamo ad ucciderti, le tue pretese di essere il figlio di Dio si riveleranno come delle ridicole bugie”.
In realtà Gesù, dicendo che se uno osserva la sua parola non vedrà la morte in eterno, non parla della morte del corpo, ma di quella morte che è lontananza e separazione da Dio: una lontananza che coincide con la perdizione, con la morte eterna. “Se uno invece osserva la mia parola - dice Gesù - egli rimane unito a Dio”, al suo amore. Non si perderà mai. Addirittura questa vicinanza e questa unione con Dio si riveleranno più forti della morte stessa. Non nel senso di consentirgli di evitare la morte fisica, ma nel senso di permettergli di superarla. Neanche Gesù ha evitato la morte fisica, ma ha voluto viverla pienamente come ognuno di noi. Avendola vissuta e condivisa totalmente unito all’amore stesso del Padre, la morte - come dice San Pietro - “non ha potuto tenerlo in suo potere”. Egli ha attraversato e superato la morte, perché Dio ha strappato il suo corpo dal sepolcro e l’ha restituito alla vita nuova ed eterna che consiste nell’incontro pieno e definitivo con Dio stesso.
Pensavo proprio a queste grandi e meravigliose verità della nostra fede cristiana in questi giorni in cui, più volte, siamo stati raggiunti da drammatiche notizie e immagini di morte. Qualcuno potrebbe dire che la morte, facendo parte dello scenario della vita, non dovrebbe più stupirci. Invece essa continua, non solo a stupirci, ma a crearci scandalo. E questo non solo quando muore un malato o un anziano, ma specialmente quando muoiono persone giovani o addirittura bambini oppure quando una o molte vite viene stroncate dalla cattiveria e dalla violenza.
Mi sono ripetutamente trovato a pensare, in questi giorni: se non avessimo la speranza della vita eterna, chi potrebbe dare un senso a tutte queste esistenze? Chi potrebbe mantenere la promessa di vita che tutte queste persone hanno sicuramente percepito nascendo? Se nessuno fosse in grado di rispondere, la nostra vita sarebbe soltanto un teatro assurdo e tragico. Non varrebbe la pena di esistere!
La Pasqua di risurrezione viene a portarci, ancora una volta, il gioioso annuncio che Qualcuno – Dio, nostro Padre - manterrà la promessa di vita depositata nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che vengono a questo mondo. La manterrà certo a modo suo, cioè “da Dio”, come ha fatto per Gesù, il Figlio suo fatto uomo. Egli, che era Dio, si fece come noi per condividere la nostra vita e specialmente la nostra morte e aprirci la via al Padre, la via cioè della risurrezione e della vita per sempre: dove sarà lui, lì saremo anche noi, se crederemo alla sua parola e ci affideremo ad essa. Cari fratelli e sorelle il mio sincero augurio è che questo annuncio pasquale di gioia e di speranza possa giungere al cuore di ciascuno di voi, in modo tutto particolare di chi vive momenti di prova e di sofferenza.
A tutti la mia benedizione, perché tutti possiamo camminare nella certezza che chi ascolta e dà credito alla promessa di Gesù, vedrà la luce e la vita.
+ Corrado, vescovo
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