Infanzia: diritto negato per 690 milioni di bambini
Nel rapporto di "Save the Children" i gravi problemi, ma anche i progressi compiuti
Per 690 milioni di minori, quasi 1 su 3 al mondo, l’infanzia è un diritto negato. Lo denuncia il nuovo rapporto di Save the Children sulle condizioni dei bambini, diffuso alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini, che si celebra il 1. giugno.
Si tratta, spiega l’organizzazione, di “bambine e bambini che muoiono troppo presto a causa di malattie facilmente curabili e prevenibili, che non hanno cibo adeguato per vincere la malnutrizione, che non possono studiare e andare a scuola, che sono costretti a lavorare o a sposarsi precocemente”. Un quadro, sottolinea Save the Children, che “si fa ancor più cupo nei paesi sferzati dai conflitti, dove in un solo anno 53 mila bambini hanno perso la vita in seguito alle violenze”.
Sono cifre allarmanti, anche se in calo rispetto al 2000, quando “i minori derubati della propria infanzia erano 970 milioni, un numero che oggi si è ridotto di 280 milioni, assestandosi a quota 690 milioni”. Rispetto a 20 anni fa, evidenzia il Rapporto, “si registrano 4,4 milioni di morti infantili all’anno in meno”.
“Il numero di bambini colpiti dalla malnutrizione è sceso di 49 milioni; si contano 115 milioni di bambini in meno tagliati fuori dall’educazione e 94 milioni in meno coinvolti in varie forme di lavoro minorile”, spiega Save the Children evidenziando che, “rispetto a venti anni fa, il numero di spose bambine si è ridotto di 10 milioni e quello delle gravidanze precoci, che mettono a forte rischio le vite sia delle mamme che degli stessi bambini, di 3 milioni”.
Secondo i dati, “Sierra Leone, Ruanda, Etiopia e Niger sono i Paesi al mondo che hanno fatto registrare i maggiori progressi in termini di tutela dell’infanzia”.
“Sono circa 31 milioni i minori che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case nel tentativo di mettere in salvo la propria vita, e solo nel 2016 sono stati uccisi 53.000 bambini in seguito alle violenze, di cui il 64% in Medio Oriente e Nord Africa”. È l’allarme lanciato da Save the Children che, nel suo nuovo Rapporto, denuncia un peggioramento delle condizioni dei bambini coinvolti nelle aree di conflitto.
“La Siria figura tra gli unici tre paesi al mondo, insieme a Venezuela e Trinidad e Tobago, dove, secondo la graduatoria di Save the Children, le condizioni di vita per i bambini, negli ultimi 20 anni, non hanno subito alcun tipo di miglioramento”, evidenzia il Rapporto che accende i riflettori anche sullo Yemen che “si segnala invece per le forti difficoltà nel reperire dati aggiornati, a causa del devastante conflitto in corso nel paese ormai dal 2015”.
Secondo i dati diffusi dall’organizzazione internazionale, “ogni giorno, nel mondo, 15 mila bambini perdono la vita prima di compiere i 5 anni di età”, a causa soprattutto della polmonite, e ben 152 milioni sono affetti da malnutrizione.
Un bambino su 6 è tagliato fuori da scuola primaria e secondaria, “una percentuale – rileva Save the Children – che si alza nei paesi più poveri, dove non va a scuola 1 bambino su 3, e tra i minori rifugiati (1 su 2 privato della possibilità di studiare)”, Sono 152 milioni, cioè uno su 10 al mondo, di cui circa il 50% in Africa, i minori coinvolti nella piaga del lavoro minorile, mentre “sono 37 milioni le spose bambine stimate nel 2017 e 13 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni che nel 2016 hanno messo al mondo un figlio, esposte a gravi rischi per la loro salute e per quella dei loro bambini”.
Per tenere alta l’attenzione sulle sofferenze che milioni di bambini continuano a patire nei paesi in conflitto, Save the Children ha lanciato la campagna “Stop alla guerra sui bambini” con il numero solidale 45533, attivo sino al 2 giugno.
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