LA FESTA DEI NONNI: "Siamo i tappabuchi della mancanza di servizi"
L'indagine della FNP Veneto in vista del 2 ottobre. L’83,5% dei nonni si occupa dei nipoti, un ruolo essenziale per la gestione ordinaria delle famiglie
Diventare nonno è senza dubbio un’esperienza meravigliosa. Ma occuparsi dei nipoti deve essere un piacere, non una forzatura. E la “colpa” ricade non tanto sui genitori, pur non esenti da critiche, ma sulla società e sulle istituzioni che di famiglia parlano molto, ma per la famiglia fanno poco. In questa terza edizione del Questionario per la Festa dei Nonni, «emerge ancora di più l’amarezza di sentirsi trattare come “tappabuchi” per la mancanza di servizi, fatto che mette in secondo piano quel ruolo “motivazionale” di trasmissione dei valori e della storia familiare che i nonni sentono l’esigenza di rafforzare», afferma Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, promotrice del sondaggio. «Più che i numeri – continua la segretaria – sono state le risposte aperte a darci uno spaccato molto interessante su com’è davvero essere e fare i nonni, che chiedono più riconoscimento e chiedono di aiutare davvero le famiglie. Anche perché molti si rendono conto che per i nonni di domani la situazione sarà più difficile, tra invecchiamento della popolazione, allungamento dell’età per avere il primo figlio e regime interamente contributivo per le pensioni». Il 2 ottobre è la Festa dei Nonni ricorrenza stabilita per legge (n. 159/2005) per "celebrare l'importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale": «Se dal nostro sondaggio in famiglia questo riconoscimento c’è – conclude Cupani – la società ha un grande debito da colmare».
Il questionario e il campione
Anche quest’anno la Fnp Veneto ha coinvolto per il questionario i propri iscritti, ricevendo 568 risposte valide da tutto il Veneto. Il campione è quindi composto da 300 nonni e 268 nonne, per la maggior parte nonni giovani (fascia d’età 60-69 anni, 52,5%) e un oltre un terzo nella fascia d’età dei 70enni (35,4%). Oltre un terzo dei nonni (34,7%) ha un nipote, mentre quasi un altro terzo (29,8%%) ne ha 2. Il dato è in linea con due fattori demografici noti: l’età in cui si ha il primo figlio (quindi nipote) si è spostata in là, e si fanno meno figli. Complessivamente i “nostri” sono nonni di 1.345 nipoti: il 33,1% in età prescolare 0-5 anni, il 26,4% nella fascia 6-10 anni, il 12,5% in quella 11-13 anni, il 13% nella fascia d’età 14-17 anni, il 12% in quella 18-29 anni e il 2,9% ha nipoti 30enni o più. Del resto, hanno risposto al questionario anche 9 bisnonni. L’83,5% dei rispondenti (474 risposte) ha dichiarato di occuparsi dei nipoti, il 9% ha detto di averlo fatto in passato, mentre il 7,6% non è coinvolto nella gestione dei nipoti.
Come i nonni sono coinvolti nella gestione dei nipoti
Fra quanti si occupano dei nipoti, il 43% ne assiste uno, il 34,2% ne assiste due e il 22,8% di tre o più. Quanto alla frequenza, quasi un terzo dei nonni coinvolti dalla gestione dei nipoti (il 30,4%) lo è tutti i giorni, quasi la metà (il 47,3%) periodicamente: per due famiglie su tre, quindi, poter contare sui nonni è essenziale per la gestione ordinaria della famiglia stessa. E ciò è evidente da “cosa” fanno i nonni e “perché”.
Per il 52,3% delle famiglie, infatti, è necessario affidarsi ai nonni perché gli orari di lavoro non sono compatibili con gli orari garantiti dai servizi per l’infanzia e per i ragazzi, e con gli orari delle loro attività. Questa motivazione supera di gran lunga la fiducia nella figura dei nonni (34%). Ecco quindi che l’attività principale dei nonni (il 70%) riguarda accompagnare o ritirare i nipoti dall’asilo o dalla scuola, cosa che, ricordiamo, è obbligatoria fino alla scuola secondaria di primo grado (scuola media). Attività seguita dal preparare per loro i pasti (53%), ma anche accompagnarli o ritirarli nelle attività sportive o ricreative (46,4%). Anche il fattore economico “pesa” sui nonni: quasi il 37% segnala che affidarsi ai nonni è anche una questione finanziaria tra costi troppo elevati per avvalersi di baby sitter (30,6%) o degli stessi servizi per la prima infanzia (6,3%).
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