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LAVORO: in dieci mesi superati i mille morti

Un terzo è addebitabile al Covid 19

LAVORO: in dieci mesi superati i mille morti

“Superati i 1.000 morti sul lavoro in 10 mesi. Con un incremento del 15,5% rispetto allo scorso anno. Che arriva al 31,5% per le morti rilevate in occasione di lavoro - arrivando a 860 decessi - ovvero in quella casistica in cui si inseriscono anche le denunce per infortunio mortale dovuto al Covid - 19. Sono 332 infatti le vittime sul lavoro per contagio da Coronavirus, cioè quasi il 40% di tutti i morti rilevati in occasione di lavoro nel 2020”.

Continua la mappatura precisa dell’emergenza morti bianche da parte dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. E queste sono le prime proiezioni che raccontano l’aggravarsi della situazione nel nostro Paese.

“Il Coronavirus lacera ulteriormente una ferita già aperta – commenta il Presidente dell’Osservatorio mestrino, l’ingegner Mauro Rossato –. E non ci sono Dpcm, o restrizioni regionali che possano fermare una piaga che tormenta da sempre il nostro Paese”.

Per quanto riguarda in particolare i decessi sul lavoro legati al Covid–19, l’83,7% dei  casi coinvolge lavoratori di sesso maschile. La fascia d’età più colpita dal dramma è quella che va dai 50 ai 64 anni. Il settore maggiormente coinvolto è quello della sanità e assistenza sociale con il 21,6% dei decessi totali; seguito dalle attività del manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, industria alimentare) con il 14%; dal trasporto e magazzinaggio con il 12,3%. Le categorie maggiormente coinvolte: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali, infermieri, medici.

La situazione più allarmante in Lombardia con il 41,3% delle vittime sul lavoro per Covid, seguita dall’Emilia Romagna (9,3), dal Piemonte (9,0) dalla Campania (7,5), dalla Liguria e dal Lazio (5,1), dalla Puglia (4,8).

Mentre sono 66.781 le denunce di infortunio non mortale sul lavoro a seguito di Covid-19 segnalate all’Inail.

In questo caso, però, sono le donne le più numerose con il 70% delle denunce. Il settore della sanità e assistenza sociale il più colpito con il 70% delle denunce totali presentate. Nel 40% dei casi  si tratta di tecnici della salute, nel 20% da operatori sanitari,

nel 10% da medici.

Unico dato in controtendenza - in questo 2020 da dimenticare - è quello relativo alle morti sul lavoro in itinere: secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering sono diminuite del 27%.

Ampliando il focus sull’indagine dell’Osservatorio mestrino si scopre come la Lombardia continui ad indossare la maglia nera per il numero totale degli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro con 193 vittime. Seguono: Piemonte (89), Emilia Romagna (87), Campania (72), Lazio (58), Veneto (55), Puglia e Toscana (47), Sicilia (44), Marche (34), Liguria (33), Abruzzo (22), Calabria (21), Trentino Alto Adige e Sardegna (14), Friuli Venezia Giulia (10), Umbria (8), Molise e Basilicata (5), Valle D’Aosta  (2).  

La provincia più colpita per gli infortuni mortali in occasione di lavoro è Roma (42 decessi). Seguono: Bergamo (41), Napoli e Milano (37), Brescia (35), Torino (31), Cremona (24).

Mentre è il settore delle Attività Manifatturiere a far rilevare il dato più drammatico (120 decessi), insieme a Trasporto e Magazzinaggio (95). Seguono: Costruzioni (con 94 vittime), Commercio, Riparazione di Autoveicoli e Motocicli (62) e Sanità e Assistenza Sociale (54). 

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro totali è tra i 45 e i 64 anni (592 su 860).

Le donne che hanno perso la vita nel 2020 sono 84.

Infine sono 128 gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a ottobre 2020 (il 15%).

Il lunedì il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.

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