LAVORO: sicurezza, "non più rinviabile la legge sull’accesso alla professione"
Lo sostiene la Cna di Treviso
«Le morti sul lavoro sono tragedie insopportabili e devono imporre a tutti grande senso di responsabilità perché la sicurezza è la priorità, specialmente per un’organizzazione artigiana come la CNA che rappresenta imprenditori che vivono nei cantieri e lavorano a fianco dei loro lavoratori, spesso famigliari stretti dello stesso titolare. Al contempo, la patente a crediti nel settore delle costruzioni non garantisce il rafforzamento della sicurezza e rischia di penalizzare le imprese regolari, già appesantite da una burocrazia inimmaginabile, creando oltretutto una ingiustificata discriminazione sotto il profilo della concorrenza perché, nell’attuale proposta, esonera dall’obbligo le imprese con certificazione SOA».
Lo afferma Mattia Panazzolo, direttore di CNA territoriale di Treviso.
«Sulla sicurezza delle persone non si deve abbassare la guardia e rafforzare la sicurezza nei cantieri è la priorità – rincara Panazzolo –: il percorso obbligato è la qualificazione delle imprese. Non è più rinviabile una legge sull’accesso alla professione. È inoltre necessario potenziare il sistema dei controlli sostanziali piuttosto che introdurre nuovi appesantimenti burocratici».
Per CNA la risposta al tema della sicurezza nei cantieri richiede cinque azioni:
1) Il rigoroso rispetto e applicazione dei contratti di lavoro e delle normative. All’interno di un cantiere sono chiare le figure professionali che devono garantire la sicurezza: è il caso del CSE (coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione).
2) Il contrasto alla pratica del massimo ribasso e al subappalto infinito: CNA è da sempre contraria all’introduzione del subappalto a cascata e durante l’iter di approvazione del nuovo codice degli appalti è stata l’associazione datoriale che più di tutte si è spesa per limitare quella pratica che fatalmente incide in modo negativo su sicurezza e qualità delle imprese. Da subito si potrebbe intervenire almeno sulle opere al di sotto delle soglie comunitarie.
3) La formazione effettiva ed efficace per tutti i soggetti che operano nel cantiere dove è normale che ci siano anche lavoratori diversi dell’edilizia (come impiantisti, elettricisti, metalmeccanici etc.).
4) Una norma per la qualificazione delle imprese, che la CNA chiede da anni: non è più pensabile poter avviare un’azienda edile con la semplice iscrizione in Camera di Commercio come avviene attualmente. Serve una legge per l’accesso alla professione che indichi i criteri per poter avviare un’impresa edile, come già avviene, ad esempio, per gli impiantisti termoidraulici (che devono possedere un titolo professionale e sono obbligati a corsi di aggiornamento almeno triennali) o per gli acconciatori che devono frequentare o una scuola professionale di almeno 3 anni o un corso di formazione di 1900 ore di durata biennale.
5) Controlli efficaci, mirati (sappiamo ad esempio che più del 10% delle imprese in provincia di Treviso non è in regola con il versamento dei contributi dei lavoratori, è difficile quindi che sia in regola con gli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro, i controlli pertanto andrebbero indirizzati prioritariamente su queste) e concentrati su aspetti sostanziali (non formali e meramente punitivi). Bene da questo punto di vista il proposito del Governo di assumere ulteriore 800 ispettori purché siano impiegati in controlli “de visu” e in ispezioni sul campo che offrono garanzie superiori alle verifiche “di carta” qualora basati sull’instaurarsi di relazioni in grado non solo di sanzionare ma soprattutto di stimolare la crescita della cultura della sicurezza nell’impresa.
CNA è al tavolo con il Governo e continuerà a far valere la sua posizione affinché prevalgano i reali interessi delle imprese e delle persone e non vengano penalizzate le imprese serie e in regola.
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