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Morti bianche: 50 vittime a gennaio

Invariati i valori delle vittime sul lavoro rispetto al 2014.

Morti bianche: 50 vittime a gennaio

Ancora 50 vittime sul lavoro nel mese di gennaio. Praticamente nulla è cambiato rispetto al 2014 quando le vittime erano 51. E’ un bilancio che fa inorridire e che, a questo punto, indispettisce chi si occupa di sicurezza sul lavoro e si trova quotidianamente da anni ad elaborare le statistiche delle morti sul lavoro.

“Siamo convinti che se il fenomeno delle morti sul lavoro continui a rappresentare una vera e propria piaga nel nostro Paese, la colpa sia anche della crisi che porta sempre più spesso in azienda ‘professionisti’ della sicurezza a prezzi stracciati e incapaci di individuare ed attuare misure di prevenzione efficaci. Tutto questo accade nel nostro Paese mentre gli organi di controllo sono ancora troppo assenti”. E’ il duro commento di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre a seguito dell’ultima indagine, elaborata dal proprio team di ingegneri, sulla base di dati INAIL.

“Pericoloso pensare che investendo poco in professionalità e qualità dei servizi si possano ottenere risultati virtuosi sul fronte della sicurezza sul lavoro. E’ come aprire le porte della propria azienda al rischio di perdite umane ed economiche. Non bastano le fotocopie di documenti per la valutazione del rischio. – prosegue Rossato –  Occorrono elaborazioni del fenomeno infortunistico e, ripeto, professionalità. Per questo invitiamo ancora una volta il Governo Renzi  a sostenere concretamente la maggiore diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Perché, per ora, di concreto esistono solo i dati delle vittime della nostra Penisola”.

A gennaio sono stati 50 gli infortuni mortali , dei quali 33 verificatisi in occasione di lavoro. E a contare il maggior numero di vittime in occasione di lavoro a gennaio 2015  è ancora la Lombardia (7 infortuni mortali); seguita da: Puglia e Lazio (4), Piemonte e Veneto (3), Abruzzo, Liguria, Marche, Toscana e Campania (2), Sicilia ed Emilia Romagna (1).
Il 12 per cento degli incidenti mortali si è verificato nel settore delle Costruzioni, il 6 per cento nel Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione autoveicoli e motocicli.
Appare, invece, differente la mappatura dell’emergenza morti bianche nel Paese quando l’Osservatorio Vega Engineering  analizza le tragedie sulla base delle incidenze della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa; e dove a condurre le fila in questo primo mese del 2015 si trova l’Abruzzo(con un indice di incidenza pari a 4,1 contro una media nazionale di 1,5).

Sul fronte delle classifiche provinciali, poi, sono Roma e Bari ad indossare la maglia nera  con 4 morti bianche, seguite da Milano, Torino, Brescia, Treviso, Varese (2).
Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 6 pari al 18,2 per cento del totale. La fascia d’età più colpita è sempre quella in cui l’esperienza dovrebbe insegnare a non esporsi al rischio (tra i 45 e i 54  anni). “Ma è anche quella in cui probabilmente forti dell’esperienza lavorativa si abbassa con più frequenza il livello di guardia esponendosi maggiormente al rischio infortunio. Per tale  ragione  – commenta Mauro Rossato Presidente dell’Osservatorio Vega Engineering – non ci stancheremo mai di lanciare i nostri appelli per la diffusione della cultura della sicurezza sul luogo di lavoro. In tutti i settori e per tutti i lavoratori”.

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