PADRE RONCHI: l'agricoltura è arte divina
Intervista al religioso Servo di Maria intervenuto mercoledì 15 maggio a Follina
L’agricoltura è arte divina a Casa dei sentieri e dell’Ecologia integrale”. È questo il nome di un’associazione nata nel convento dei Servi di Maria di Santa Maria del Cengio a Isola Vicentina (Vi). Vi collaborano insieme laici e frati e chiunque voglia incamminarsi sulle orme dell’enciclica di papa Francesco Laudato Si’. Tra i fondatori padre Ermes Ronchi, volto noto per aver commentato per anni il vangelo per la trasmissione televisiva “A sua immagine” su Rai Uno. Padre Ermes è stato a Follina, in abbazia, la sera di mercoledì 15 maggio per dialogare con Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di ricerca “Maltoni” dell’Istituto Ramazzini (Bo), intorno al vangelo della terra e alla scienza per l’uomo. A invitarli il nostro settimanale, che ha voluto così proseguire l’approfondimento sulla Laudato Si’ iniziato lo scorso anno. Tantissime le persone in abbazia per ascoltare l'intenso dialogo.
Padre Ermes, i ragazzi di tutto il mondo sono mobilitati per chiedere misure concrete contro il cambiamento climatico. Sta maturando una nuova ecologia?
«È una bellissima sorpresa vedere i giovani mobilitati. Gli adulti si sono un po’ appiattiti, non hanno l’energia di speranza dei giovani e neppure una visione alternativa, ragionano su tempi brevi. Come dice il proverbio, mano mano che l’età avanza si piantano sempre meno alberi perché si teme di non vederne il frutto. I ragazzi, invece, ragionano su tempi lunghi. E poi i giovani voglioL“ no vedere l’essere delle cose mentre l’uomo economico guarda al loro essere utile. Anche in questo è in atto un mutamento degli atteggiamenti. Sta cambiando l’atmosfera, intesa in senso culturale, che si respira e i ragazzi sono le antenne più sensibili a captare il cambiamento. Questo è il grande merito della Laudato Si’ che ha messo in primo piano non solo il problema dell’ecologia ma la bellezza dell’ecologia. Non è in nome delle paure che cambieremo il nostro futuro ma della bellezza, dell’armonia, della salute. Il vertice della legge biblica è “ama il prossimo tuo” e il mio prossimo è tutto ciò che vive su questa terra: l’albero, l’acqua, il sole».
Qual è lo specifico della Laudato Si’?
«Sicuramente il concetto di ecologia integrale, che vuol dire che il problema non è la pianta, il clima, la biodiversità... ma l’ecologia intesa come fatto globale che coinvolge l’uomo con i suoi rapporti sociali, il complesso dell’economia, la giustizia, la salute... È l’ecologia intesa come fatto culturale globale la grande novità portata da Francesco e anche i non credenti l’hanno colta. C’è una connessione profonda tra vari aspetti - guerra, economia, desertificazione, politica -, una connessione tra la fragilità del pianeta, che noi abbiamo aggredito, e la fragilità dei poveri. Francesco ci indica la necessità di una riconnessione tra uomo, sociale e creato. Perché quando la giustizia non abita più la terra, tutta la vita, e non solo quella verde, è in pericolo». Cosa dice l’enciclica al mondo agricolo? «L’agricoltura è un’arte divina, insegnata da Dio. Chiediamoci: l’agricoltura di oggi è specchio del divino? La terra spesso avvelenata dai prodotti chimici è secondo il progetto di Dio? La questione è: cosa mettiamo in capo a tutto? L’alleanza con tutto ciò che vive o il profitto? Dietro alla mia casa di origine, in Friuli, mio papà aveva piantato un vigneto per il vino della mia prima messa. Quando ci vado, vi trovo sempre due-tre nidi di cardellino, un po’ di oidio e di peronospora. Trovi questo negli altri vigneti? No, nella maggior parte è tutto perfetto, allineato. Al posto dei nidi ci sono barattoli con un teschio e le tibie incrociate e la dicitura “pericolo di morte”. Io non mi innamoro di un campo perché non ci sono erbacce, ma amo il vigneto imperfetto, amo un vigneto perché porta frutto non perché non ha erbacce. Non siamo al mondo per essere immacolati ma incamminati, non per essere perfetti ma per essere fecondi. Sono innamorato della realtà perché amo l’imperfezione. Invece oggi l’obiettivo è di togliere tutti i possibili limiti e difetti».
Il suo impegno per la diffusione dei contenuti della Laudato Si’ partendo dal basso, come sta andando?
«Sto incontrando molta attenzione. Sono convinto che è necessario fare rete perché da soli non si fa nulla. C’è uno scambio di progettualità, esperienze, esperimenti. Abbiamo aperto nuove strade per nuovi stili di vita, a partire dalle cose più semplici: zero plastica, zero rifiuti, il camminare nella campagna. Quanto importante è camminare: la nostra velocità ci rende invisibile le persone e le cose mentre quando cammini il mondo si apre, c’è il risveglio dei sensi. I percorsi in atto sono molto vari e diversi ma convergono nell’alleanza. Nella Laudato Si’ papa Francesco propone un concetto mistico: dopo il diluvio il Signore ha messo l’arcobaleno fra le nuvole come segno di alleanza fra l’uomo e tutto ciò che vive. Noi siamo alleati del Signore delle alleanze. Questo vuol dire che dobbiamo farci custodi dell’alleanza con tutto ciò che vive e creatori di comunione: al centro non ci siamo più noi, ma le relazioni e i legami. Davanti a un vigneto o a un campo coltivato mi devo chiedere: questo è alleanza o sopraffazione e violenza? Tutto questo dobbiamo viverlo nella consapevolezza che il mondo non è solo un problema da affrontare ma un mistero gaudioso da godere».
Federico Citron
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