Preghiera dell'alpino. Perché non aprire un confronto a livello di Chiesa italiana?
Sta facendo discutere la lettura della "preghiera dell'alpino" durante le messe, dopo l'episodio del 15 agosto sul San Boldo.
In queste ore sta facendo discutere quanto avvenuto lo scorso 15 agosto sul San Boldo: alla messa celebrata con gli alpini, il padre dei Servi di Maria di Follina che presiedeva ha chiesto di leggere la Preghiera dell'alpino "rivista" in alcuni suoi passaggi. Gli alpini a loro volta hanno deciso di non leggere la preghiera "corretta". Qualche ora dopo alle redazioni dei giornali è arrivato un comunicato dell'Ana di Vittorio Veneto che deplorava il comportamento del religioso. C'è chi si è spinto a parlare di censura. Perfino Matteo Salvini ha commentato sdegnato l'accaduto.
Non è la prima volta che la Preghiera dell'alpino nella sua attuale formulazione, risalente a 80 anni fa, provoca dissapori tra gli alpini stessi e i sacerdoti, per il contenuto di alcuni suoi passaggi scritti in un'altra epoca storica. A questo punto, ci chiediamo, perché i Vescovi italiani non si fanno carico di questo problema e propongono una nuova stesura della Preghiera che sia in linea, in particolare, con lo spirito del Concilio Vaticano II?
La Chiesa continuamente aggiorna i propri testi, Bibbia compresa, per offrire a credenti e non credenti testi sempre più aderenti all'originale tradotti con termini contemporanei. Dopo il citato Concilio molte preghiere sono state riviste. Di recente, ad esempio, è stato pubblicato il "Nuovo rito delle esequie” e anche il rito del matrimonio ha avuto delle innovazioni.
Nel caso in questione, sarebbe auspicabile un confronto pacato tra la Chiesa e i vertici dell'ANA, che possa portare ad una rapida e serena soluzione, illuminata da quel Signore al quale rinnoviamo la richiesta dell'anonimo discepolo: “Insegnaci a pregare!”.
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