RIFUGIATI. Una "pandemia di povertà"
Sabato 20 giugno un emoji per non far calare il silenzio. L’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi: "Ci troviamo a far fronte a una pandemia di povertà"
O’Plérou ventiduenne artista ivoriano, indicato da Forbes Africa tra i 30 under 30 più influenti e innovativi del continente, è l’inventore degli Zouzoukwa (parola che in lingua Bété vuol dire immagine) ossia una serie di emojis scaricabili gratuitamente e di inspirazione afro.
E l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, lo ha scelto per realizzarne uno nuovo e speciale in occasione della giornata mondiale del rifugiato, che ricorre oggi 20 giugno.
L’emoji, raffigurante due mani unite a forma di cuore, simboleggia la solidarietà e la diversità. Twitter attiverà lo speciale emoji con alcuni particolari hastag per attirare l’attenzione sulla causa dei rifugiati di tutto il mondo.
L’Alto Commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, in occasione della giornata ha ricordato come essa si celebri nel contesto di una crisi mondiale drammatica. «Non solo registriamo un numero di persone costrette a fuggire dalle proprie case mai così elevato, ma assistiamo a un mondo in lotta col COVID-19, una malattia che affligge ancora moltissimo le vite di tutti noi. Quella che era iniziata come una crisi sanitaria ha assunto dimensioni più ampie, e oggi molti tra i più vulnerabili – fra i quali rifugiati e sfollati – si trovano a far fronte a una pandemia di povertà.»
Ha inoltre ricordato come nel corso di questi mesi difficili, siamo stati anche testimoni di una solidarietà che ha trasceso i confini. «Persone comuni si sono fatte avanti per offrire aiuto. Le comunità di accoglienza, specialmente quelle dei Paesi a reddito basso e medio nei quali vive quasi il 90 per cento della popolazione rifugiata mondiale, hanno continuato a dimostrare rimarchevole generosità nell’assicurare accoglienza.» 8 rifugiati su 10 vivono in Paesi in via di sviluppo. L’80% delle persone in fuga nel mondo si trova in Paesi o territori afflitti da insicurezza alimentare e malnutrizione grave, molti dei quali soggetti al rischio di cambiamenti climatici e catastrofi naturali. Oltre i tre quarti dei rifugiati di tutto il mondo (77 %) provengono da scenari di crisi a lungo termine come l’Afghanistan, il Venezuela, la Siria, il Sud Sudan e il Myanmar.
Una cifra record, “senza precedenti”, lo scorso anno. Quasi il doppio rispetto al 2010, quando erano 41 milioni. E dietro questi numeri ci sono volti e sofferenze di donne, uomini, bambini, anziani. Alla fine del 2019 risultavano essere in fuga 79,5 milioni di persone nel mondo, di cui 30-34 milioni sono minori, decine di migliaia dei quali non accompagnati. Il 4% sono di età pari o superiore ai 60 anni, mentre gli esodi forzati riguardano oggi più dell’1% della popolazione mondiale.
«Siamo testimoni di una realtà nuova che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma, inoltre, non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine – fa infine presente l’Alto Commissario -. È necessario adottare sia un atteggiamento profondamente nuovo e aperto nei confronti di tutti coloro che fuggono, sia un impulso molto più determinato volto a risolvere conflitti che proseguono per anni e sono alla radice di immense sofferenze.»
Enrico Vendrame
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