Stufe, attenti al fumo

Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, in tante delle nostre case, oltre ad aver iniziato a usare gli impianti di riscaldamento, si è tornati ad accendere il fuoco: della stufa a legna o a pellet, della cucina economica, della stube. Queste forme di riscaldamento domestico utilizzando la legna vengono indicate come la principale fonte di inquinamento atmosferico, con l’emissione di polveri come le PM10, le PM2.5, le PTS (polveri totali sospese) o talora anche altre sostanze. Ed ogni inverno, quando vengono superati i limiti di inquinamento dell’aria e vengono adottate misure di riduzione del traffico automobilistico, viene contestato che non si adotta, invece, nessuna misura nei confronti di chi usa stufe e impianti alimentati a legna. A questo riguardo c’è qualche iniziative in tal senso: in Lombardia è stata adottata una delibera che limita l’uso delle stufe più inquinanti nei periodi di accentuato inquinamento.Dati e rilevazioni confermano che le stufe a legna, a pellet o a cippato, rilasciano in atmosfera polveri inquinanti in quantità notevoli, anche in virtù di un ritorno all’uso della legna per scaldarsi che per più motivi è cresciuto negli ultimi anni.Esperti e addetti ai lavori spiegano che, se si prestano adeguate attenzioni nella scelta della stufa e del materiale combustibile, si può limitare notevolmente l’inquinamento atmosferico utilizzando le cosiddette biomasse legnose. Si va, ad esempio, dalle massime quantità di fumi emesse dai caminetti aperti al minimo impatto delle stufe a pellet.Indagini e studi dimostrano come le stufe più vecchie hanno una bassa resa energetica ed emissioni inquinanti rilevanti. Anche in questo ambito, nuove tecnologie e nuovi materiali possono fare la differenza. L’uso delle stufe a legna o similari richiede un po’ di buon senso, che è anche senso civico.
Franco Pozzebon