TREVISO E BELLUNO: Mario Pozza sul calo del numero delle imprese
I dati vanno letti e interpretati con cura
Redazione Online
06/02/2024

Il recente bilancio di fine anno sulla demografia d’impresa nelle province di Treviso e Belluno, oltre ad evidenziare la crescita o flessione di alcuni settori, permette di porre l’attenzione su alcuni fenomeni di natura meno congiunturale, in parte legati a veri processi di trasformazione del tessuto produttivo, in parte legati ad effetti indotti dalla tenuta amministrativa degli archivi statistici.

Con riferimento a questi ultimi, nell’ultimo report è stato dato ampio rilievo, alla cancellazione d’ufficio di oltre 1.600 ditte individuali (in provincia di Treviso) e di quasi 180 ditte individuali in provincia di Belluno. Cancellazione che, sul piano tecnico, è avvenuta per mancato compimento degli atti di gestione negli ultimi tre anni, ai sensi del DPR n. 247/200.

Ma quali tipologie d’imprese si sono trovate nella condizione di essere cancellate? E in quali settori operavano?

In provincia di Treviso il 57,1% di queste cancellazioni ha interessato imprese condotte da cittadini stranieri. La più alta concentrazione di ditte individuali straniere, cancellate d’ufficio, si è registrata nel sistema moda (91%, quasi tutte cinesi), nel commercio al dettaglio (76%, per metà intestate ad imprenditori di origini marocchine, soprattutto ambulanti o vendita porta a porta), nell’edilizia (64%, in buona parte intestate ad imprenditori dell’Europa dell’est, Romania e Macedonia e Serbia in testa, addensate soprattutto nelle attività di “completamento e finitura degli edifici”).

Alcuni settori però fanno eccezione e vedono, fra le cancellazioni d’ufficio, una prevalenza di ditte intestate ad imprenditori italiani: accade in particolare nei servizi alle imprese, nei servizi alle persone e nella ristorazione. Ma si tratta di settori che, messi assieme, non fanno il 15% delle cessazioni d’ufficio disposte in provincia di Treviso.

In provincia di Belluno la situazione è analoga, pur con numeri più modesti: il 46% di queste 180 cancellazioni ha interessato imprese condotte in via prevalente o esclusiva da cittadini stranieri. Quota che sale al 77% nel commercio al dettaglio e al 60% nelle costruzioni. 

“Perché torniamo su questi numeri? Perché è un quadro utile da tenere presente - commenta il Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza - prima di stracciarsi le vesti sul calo (indifferenziato) delle imprese nei territori. Queste, con tutta evidenza, sono imprese nate ai margini dell’economia: nella moda i cinesi, l’ambulantato straniero, piccole imprese di finitori dell’est Europa legate all’edilizia. Attività lasciate in sospeso forse anche per effetto di Covid, quando non pochi stranieri sono rientrati nei Paesi d’origine. Bene, dunque, che si sia fatta pulizia dei nostri archivi: poniamo solo attenzione a non leggere il dato nella falsa prospettiva di un calo generalizzato del tessuto produttivo”.

A fronte di questi rumori di fondo degli archivi amministrativi, diventa incauto prendere per buoni gli aggregati totali. Si “sparano” contrazioni non effettive.

Sostenere infatti che negli ultimi 5 anni (2018-2023) la provincia di Treviso ha perso 1.820 imprese, diventa affermazione grossolana. Sotto la superficie di questa variazione abbiamo:

+600 sedi d’impresa, con riferimento a tutte le altre forme giuridiche (con l’agricoltura, le costruzioni ed il terziario avanzato a controbilanciare la contrazione del manifatturiero e del commercio);

Sono tendenze, calo delle sedi e crescita delle unità locali dipendenti, rilevabili anche a livello settoriale, nella metalmeccanica, ad esempio, si contano nei 5 anni +136 unità locali dipendenti e (escludendo le imprese individuali) -76 sedi d’impresa.

Anche a Belluno questa macro-segmentazione permette una lettura più accorta delle dinamiche. Un conto è parlare di -568 imprese nei cinque anni considerati. Un conto invece è capire che dietro questa variazione totale abbiamo:

-64 sedi d’impresa, con riferimento a tutte le altre forme giuridiche (flessione sostenuta soprattutto dal manifatturiero, meccanica ed occhialeria);

+413 unità locali dipendenti, con crescita nei cinque anni distribuita fra tutti i settori, fra i quali spicca in particolare l’alloggio e ristorazione (+118 unità).