Ue: Brexit e nuova Commissione in primo piano a Bruxelles
No comment della Von der Leyen sulla crisi di governo in Italia
Attività frenetica al palazzo Berlaymont di Bruxelles, sede della Commissione europea. Mentre l’esecutivo in carica, guidato da Jean-Claude Juncker (tornato al lavoro dopo un intervento per l’asportazione della cistifellea), cerca di sbrogliare la matassa del Brexit, la cui scadenza è fissata per il 31 ottobre, la presidente incaricata Ursula Von der Leyen, che dovrebbe raccogliere il testimone da Juncker il 1° novembre, avvia i colloqui con i candidati commissari segnalati dai Paesi Ue (il prossimo Collegio sarà composto da 27 membri, in relazione al recesso del Regno Unito).
La portavoce della Commissione europea in carica, Mina Andreeva, oggi ha invece confermato che Bruxelles segue la crisi di governo in Italia, senza peraltro rilasciare – come da prassi – alcun commento. Altra notizia odierna riguarda l’attesa telefonata tra Juncker e il premier britannico Boris Johnson per tornare a parlare, “con spirito costruttivo”, del Brexit, delle modalità per arrivarci, dei futuri rapporti Ue27-Londra.
Von der Leyen, dunque, lavora alla squadra dei futuri commissari: finora ha ricevuto 24 nomi dai Paesi aderenti; la 25ª è lei stessa, in rappresentanza della Germania; si attende invece la nomina del rappresentante francese e di quello italiano. Un problema particolare per la presidente sarà il pieno rispetto della parità di genere, da lei stesso annunciato come un punto irrinunciabile.
La Von der Leyen aveva chiesto ai governi di indicare il nome di una donna e quello di un uomo, ma finora solo Romania e Portogallo hanno seguito questa indicazione. Nel collegio che si va formando – che dovrà passare fra settembre e ottobre dalle audizioni delle commissioni del Parlamento europeo e infine ottenere la fiducia dell’Emiciclo di Strasburgo a fine ottobre – spiccano figure note, fra cui il primo vicepresidente uscente Frans Timmermans, e altri nomi meno noti su scala continentale. Va ricordato che von der Leyen potrebbe chiedere ad alcuni Stati di indicare un nome diverso da quello finora giunto sul suo tavolo seguendo il doppio criterio della competenza e del sesso.
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