VENETO: Pensione di cittadinanza a 6.425 veneti, il 2,3% degli incapienti
Per la Cisl «e un pannicello caldo, serve la riforma fiscale e diritti ampliati»
Il report diffuso dall'Inps sull'andamento del Reddito di Cittadinanza/Pensione di Cittadinanza, da marzo a oggi, dal punto di vista dei pensionati conferma una cosa: è un provvedimento senza reale efficacia. In Veneto percepiscono la PdC 5.898 nuclei famigliari, con 6.425 persone coinvolte e un importo medio mensile di 177,75 euro. La prima lettura che si può fare, spiega Vanna Giantin (nella foto), segretaria generale Fnp Cisl Veneto, è che «la Pensione di Cittadinanza ha raggiunto anziani che vivono da soli, per la maggior parte vedove, che sono sulla soglia della povertà». Meglio di niente, certo. Ma il provvedimento, che prevede molti paletti per poterne goderne, sicuramente non rappresenta quello shock positivo che era stato sbandierato agli inizi. Anzi.
Basta fare un paragone numerico, usando i dati Inps, per vedere come la PdC stia influendo su una minima, minimissima parte, dei pensionati veneti più bisognosi. Se consideriamo che il Reddito di Cittadinanza/Pensione di Cittadinanza era stato presentato come un'integrazione al reddito fino a 780 euro, e se consideriamo la no tax area per i pensionati fino a 7.500 euro, in questi parametri economici rientrano 281.437 pensionati veneti. Quelli che percepiscono la PdC ne rappresentano il 2,3%. Arrotondato per eccesso. «È una dispersione di risorse. Quello che serve agli italiani e in particolar modo ai pensionati è una riforma fiscale vera, strutturale e nel segno nell'equità», continua Giantin: «Partiamo con l'ampliare i diritti fiscali agli incapienti. Per molti anziani i costi sanitari costituiscono una voce di spesa importante, che a volte prosciuga l'intero reddito. Ma chi è nella no tax area non li può detrarre: è un'ingiustizia che denunciamo da tempo».
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