VENETO: la Cgil contro le modifiche alle norme sulle confische alla mafia
Adesione alla campagna di Libera
492 beni immobili e 36 aziende, in crescita rispetto agli anni passati. È questo - secondo il recentissimo report di Libera, datato 2024 - il numero di confische (definitive e non) conseguite in Veneto nel corso degli anni grazie alla lotta contro le mafie.
Parliamo di appartamenti, ville, box, magazzini, negozi, terreni e imprese sottratti alla criminalità organizzata nella nostra regione, troppo spesso considerata, anche da una parte della politica locale, immune dalle infiltrazioni malavitose. Fra i 492 beni immobili, però, 227 sono ancora in gestione, quindi non assegnati ad alcun ente, mentre 265 sono stati destinati a comuni, amministratori locali o altre istituzioni ma solo uno su cinque è già utilizzata con finalità sociali (fonte: Fondazione Gianni Pellicani). Stesso discorso si può fare per le aziende, 21 delle quali sono in gestione mentre le altre 15 sono state destinate ma per lo più inutilizzate.
Partendo anche da queste considerazioni e dal taglio decretato dal governo Meloni di 300 milioni di euro destinati dal Pnrr proprio alla valorizzazione dei beni confiscati in tutta Italia, un centinaio fra pensionati dello Spi Cgil del Veneto e ragazzi dell’Udu e della Rete degli studenti medi hanno aderito alla manifestazione di Roma promossa da Libera e Avviso Pubblico in occasione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
«Il sindacato dei pensionati - conferma Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto - ha fra le sue prerogative la battaglia per la legalità e la lotta contro le mafie. Negli anni passati si sono svolte molte iniziative nelle scuole della nostra regione mentre ogni estate diversi volontari dello Spi (una 60ina nel 2023) partecipano ai campi della legalità, in Veneto e nel resto dell’Italia, a fianco degli studenti, in un connubio che rappresenta un esperimento molto riuscito di confronto intergenerazionale fra anziani e giovani. Purtroppo - continua Biancardi - nel nostro territorio la presenza mafiosa è stata sottovalutata per anni. Ora che le infiltrazioni sono note a tutti e che le confische sono rilevanti, questo governo taglia proprio i fondi del Pnrr destinati al riutilizzo dei beni. Un problema enorme perché, come rilevato da una ricerca della fondazione Pellicani, il fatto che solo un quinto delle confische sia attualmente utilizzato per finalità sociali, è legato proprio alle difficoltà economiche di molti enti locali, che hanno la disponibilità dei beni ma non possono sfruttarli perché necessitano di interventi di ristrutturazione dai costi proibitivi per le casse degli enti stessi. I 300 milioni di euro del piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbero stati fondamentali, se non sufficienti, per sistemare almeno una parte delle strutture confiscate. La nostra presenza a Roma domani servirà anche per accendere i riflettori su un governo che, oltre a tagliare i fondi del Pnrr stanziati nel novembre 2021, per i quali era già stata pubblicata la graduatoria definitiva di ammissione al finanziamento degli enti locali, continua a strizzare gli occhi agli evasori con condoni mascherati che premiano in gran parte solo i furbetti a scapito delle persone oneste».
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