Via libera al Piano cave dopo trent'anni
“Si potrebbe dire, semplificando, che il Prac - sottolinea l'assessore Conte - risponde a tre domande: quanto materiale serve; dove è possibile reperirlo e come lo si estrae”. Il piano avrà un periodo di validità di dieci anni per i quali stima un fabbisogno complessivo per gli inerti da costruzione pari a circa 120 milioni di metri cubi.
“Terminata la fase della consultazione pubblica e quella della Valutazione Ambientale Strategica, la giunta regionale ha licenziato il nuovo Piano Regionale delle Attività di Cava del Veneto (Prac), atteso ormai da trent’anni, e lo passa ora al Consiglio per la discussione e l’approvazione definitiva”. L’annuncio che il piano è stato riadottato oggi dalla giunta veneta è dell’assessore alle politiche ambientali Maurizio Conte. “Pur dovendo operare in un quadro di crisi del settore – fa rilevare Conte - abbiamo dato avvio ad un significativo rinnovamento sia attraverso una revisione complessiva della normativa di riferimento (legge n. 44/82), sia predisponendo il nuovo Piano ”.
Adottata in prima battuta il 4 novembre 2013, la proposta di piano è stata sottoposta alla fase di consultazione pubblica per la presentazione di osservazioni, che si è chiusa lo scorso aprile. E’ seguito a maggio il parere della Commissione Regionale VAS, quale Autorità Ambientale per la Valutazione Ambientale Strategica. Le indicazioni di natura prescrittiva e le osservazioni accolte in quanto ritenute pertinenti sono state recepite nel piano che, con queste integrazioni, è stato ora approvato dalla giunta regionale e trasmesso al consiglio.
Come spiega il comunicato della Giunta Regionale gli obiettivi strategici del piano sono: l’utilizzazione ottimale delle risorsa in quanto non riproducibile; la tutela dell’ambiente nelle sue componenti paesaggistiche, territoriali e naturalistiche; la tutela del settore economico. A questi si affiancano una serie di obiettivi economici specifici (1. valorizzare la risorsa disponibile in rapporto ai prevedibili fabbisogni; 2. conseguire il progressivo riequilibrio, almeno a livello territoriale, tra la domanda dei materiali inerti e la disponibilità di risorse; 3. ridurre le tensioni sui costi dei materiali inerti derivanti da trasporti a lungo raggio; 4. mantenere l’economia ancorata al settore e proteggere/sviluppare i livelli occupazionali) e quelli ambientali (5. ridurre l’impatto dei mezzi di trasporto dei materiali di cava; 6. favorire la ricomposizione ambientale dei poli estrattivi; 7. definire norme finalizzate alla ricomposizione o riuso del sito estrattivo; 8. favorire l’utilizzo di materiali alternativi e di terre e rocce da scavo; 9. favorire l’utilizzo di tecnologie di coltivazione innovative ed ecocompatibili).
“Si potrebbe dire, semplificando, che il Prac - sottolinea Conte - risponde a tre domande: quanto materiale serve; dove è possibile reperirlo e come lo si estrae”. Il piano avrà un periodo di validità di dieci anni per i quali stima un fabbisogno complessivo per gli inerti da costruzione pari a circa 120 milioni di metri cubi. Tenuto conto però delle cosiddette riserve, ovvero le quantità di materiale già autorizzato ed ancora disponibile in cava, il fabbisogno da soddisfare con il Prac nei 10 anni di sua validità ammonta a 38 milioni di metri cubi, di cui 32 milioni di sabbia e ghiaia, 3,5 milioni di detrito e 2,5 milioni di calcari per costruzioni. La copertura della parte restante del fabbisogno è affidata all’apporto di materiale da recupero rifiuti inerti (18 milioni) e dall’incremento del recupero dei materiali da opere pubbliche e private (27 milioni di mc) e questo contribuisce sensibilmente a ridurre l’attività estrattiva.
Per la sabbia e ghiaia, si può procedere all’escavazione soltanto mediante progetti di ampliamento di cava esistente, senza possibilità di aprire nuove cave. Per il calcare da costruzione e il detrito, invece, sono possibili attività estrattive tramite l’apertura di nuove cave e l’ampliamento di cave esistenti. Così facendo si è inteso ridurre il consumo di territorio, inoltre si è voluto favorire la ricomposizione dei siti in quanto sarà possibile, in sede di autorizzazione, intervenire sulle attuali previsioni ricompositive, ottenendo soluzioni progettuali più moderne ed adeguate. Particolare attenzione è rivolta alla tutela delle falde.
“Con questo piano – conclude l’assessore Conte – si è cercato di impattare il meno possibile sul territorio, basti pensare che rispetto ad una precedente proposta di piano del 2008 abbiamo ridotto di oltre il 70% le previsioni di nuove autorizzazioni di ghiaia. In materia di attività estrattive lo sforzo compiuto è stato quindi quello di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di incentivare l’attività economica e salvaguardare l’ambiente”.
La parola ora passa al Consiglio regionale.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento