CHIESA: I social e le comunità cristiane ai tempi del covid-19
Dopo un momento iniziale di smarrimento, le parrocchie si sono attrezzate per trasmettere in (diretta) streaming
E adesso che facciamo? Credo sia stata la domanda che tanti preti e tanti laici impegnati si siano posti quando, un po’ alla volta, ci si è resi conto che non si poteva più celebrare la messa con il popolo e che tutte le attività pastorali, una dopo l’altra, dovevano essere interrotte. Non ci si è persi d’animo e – un po’ timidamente all’inizio ma con crescente convinzione con il passare delle settimane – in quasi tutte le parrocchie sono sorte varie iniziative per mantenere i contatti tra i membri della comunità. E i social media (Youtube, Facebook) e la messaggeria istantanea (Whatsapp, Telegram) si sono rivelati strumenti preziosi… Certo, sempre nella consapevolezza che si tratta di un “surrogato” e che la pienezza dell’esperienza cristiana (e umana) si dà nell’incontro, nella comunità, come ha ribadito efficacemente papa Francesco nell’omelia del 17 aprile.
Nell’ampio spettro delle proposte delle nostre parrocchie, un ruolo del tutto centrale ha assunto la trasmissione “in streaming” (in diretta) della messa domenicale, in alcuni casi anche di quella feriale. Ciò sta a dire che molte delle nostre comunità hanno visto nella celebrazione eucaristica la prima cosa da “mandare in onda”, quella cioè che qualifica di più il proprio cammino e la propria vita di fede. Non tutte hanno preso questa decisione, certo, alcune si sono orientate legittimamente verso altre scelte, ma la maggior parte decisamente sì.
Vista la moltiplicazione delle trasmissioni delle messe, l’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI ha diffuso, ancora a fine marzo, un agile strumento per “celebrare in diretta TV o in streaming”. Si tratta di due paginette che sono state inviate a tutte le parrocchie della diocesi e che offrono dei semplici suggerimenti, perché la “messa in diretta” riesca non solo tecnicamente, ma esprima anche il suo significato più profondo: “Non bisogna mai dimenticare – si legge nella nota – che l’Eucaristia è un grande dono, il più prezioso, e di esso e della sua celebrazione è doveroso prenderci cura”. Il punto è proprio questo. Non si tratta solo di “trasmettere la messa” o di “mandarla in onda”, né di farlo bene solo dal punto di vista tecnico: è necessario, grazie ad una cura adeguata del luogo e dei vari momenti della celebrazione, che la trasmissione in streaming arrivi a far almeno intravedere la bellezza del mistero della fede.
Approfondimento sul tema di Anna Zuccaro, docente allo IUSVE, e presentazione di alcune iniziative avviate in diocesi da parrocchie, unità pastorali e associazioni (scout), alle pagine 4, 5 e 6 del numero del 3 maggio de L'Azione.
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