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DIOCESI: Scuola sociale sul tema “Geopolitica, abitare il confine”

A Conegliano da lunedì 10 ottobre

DIOCESI: Scuola sociale sul tema “Geopolitica, abitare il confine”

Con inizio lunedì 10 ottobre, riparte il corso della Scuola sociale diocesana. Sono sedici lezioni che si svolgono in quattro moduli con sede a Conegliano, nella parrocchia di Campolongo, di lunedì alle 20.30, con qualche variazione di giornata e di sede, come precisato nel pieghevole, già a disposizione in tutte le parrocchie. Il tema del corso è “Geopolitica, abitare il confine”.

Abbiamo voluto mettere al centro dell’analisi la geopolitica a partire dalla tragica guerra in Ucraina, le cui drammatiche conseguenze internazionali ci riguardano direttamente.

Se lo scorso anno il tema era la pandemia, quest’anno non può che aggiungersi quello della guerra. La guerra non è affatto un tema nuovo, ma questa volta è alle porte e ha invaso la cronaca quotidiana dei nostri giornali e televisioni.

È una guerra assai strana per molti aspetti, a partire dal fatto che la grande potenza che l’ha iniziata non la chiama guerra, ma “operazione speciale”, tale tuttavia da coinvolgere in modo massiccio un’altra superpotenza che la considera guerra, alla quale però non partecipa direttamente.

Il punto di partenza è il “confine”. Il teatro in cui si gioca questa partita è una terra di confine: il toponimo Ucraina deriva infatti dall’antico slavo orientale u okraina, formato da u (“vicino, presso”) e okraina (“periferia”), dalla radice slava kraj (“limite”, “bordo”). Abitare quel confine, oggi, significa che ti piovono addosso le bombe da entrambi i fronti.

Ma tutte le guerre hanno a che fare con dei confini: di terra, di lingua, di cultura, di religione, di fame… Quello su cui possiamo riflettere è come ri-considerare la categoria stessa di confine in generale, in modo che non sia più causa di conflitti ma, come propone uno studioso utilizzando la metafora della spiaggia – confine tra terra e mare – di scoprire, “che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera”.

Dobbiamo capire che cosa è la geopolitica, quali sono le dimensioni dello scenario, quali problematiche emergono dallo scontro tra popoli in atto e quale dovrà essere il futuro dell’Europa in questo contesto.

In presenza di una diffusa violenza e rabbia, che segna i rapporti personali, le relazioni sociali e tra i popoli, vi è la necessità di ricostruire un tessuto così lacerato a partire da una lettura sapienziale per abitare da credenti questo nostro tempo, facendo tesoro dell’insegnamento sociale della Chiesa e ricuperando dall’Antico Testamento la missione profetica di Isaia, che ha annunciato la salvezza in un contesto geopolitico di lotte, di guerre e di deportazioni simili a quelle odierne.

Il corso tratterà alcune questioni emergenti: il degrado sociale; la questione alimentare; il cambiamento climatico e la transizione ecologica che ci impongono una profonda revisione del nostro modo di vivere consumistico e sprecone.

Verso la fine del corso, la quindicesima lezione avrà la struttura di un convegno diocesano, aperto a tutti, che si terrà a Vittorio Veneto il 3 febbraio 2023. Avrà il significato di concludere la Scuola e di aprire, come premessa, la Settimana sociale diocesana, che celebreremo nelle settimane a seguire. Il convegno ci offrirà un orizzonte preciso, se vogliamo costruire una pace vera e duratura tra i popoli. Bisogna però passare dalle “sfere di influenza” tra le superpotenze – che è già guerra contro i popoli – alla “cooperazione internazionale”, in cui le relazioni di scambio tra i vari Paesi avvengono alla pari, senza sopraffazioni e ingiustizie. Già Paolo VI nell’enciclica “Populorum progressio” del 1967, pone la cooperazione come strumento di sviluppo solidale dell’umanità. Una prospettiva attualissima, se da allora poco si è fatto. Per dare corso a un vero “progresso dei popoli”, bisogna prima di tutto spegnere i vari conflitti armati. Da quando incombe il rischio di una guerra nucleare dalle gravissime conseguenze planetarie, è stata ed è molto attiva anche la diplomazia vaticana.

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