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DIOCESI: grest, un contagio che fa buona notizia

Diverse parrocchie si sono buttate in questa avventura nonostante le restrizioni

DIOCESI: grest, un contagio che fa buona notizia

C’è un contagio che fa buona notizia: mi riferisco a quello che, da metà maggio ad oggi, ha portato diverse parrocchie ad attivarsi per promuovere un centro estivo. Si tratta di un contagio di coraggio e fantasia, nato dall’audacia di quelli che per primi hanno studiato la situazione, senza allarmarsi per la lista di regole e prassi da osservare per poter vivere in sicurezza formazione, attività e giochi estivi con bambini e ragazzi.

Questo atteggiamento ha aiutato anche altri a tenere a bada le paure e a non considerare insormontabili le difficoltà. Quando poi le prime esperienze si sono avviate, potendo “vedere” in atto una proposta concreta, anche chi all’inizio escludeva di poter fare qualcosa ha cominciato ad informarsi, a prodigarsi, a decidersi. Nella consapevolezza di non proporre semplicemente un’attività riempitiva per dare sollievo alle famiglie (anche questo è gesto di attenzione e prossimità, comunque!), ma di essere chiamati come comunità cristiana a custodire l’essenziale, cioè uno stile, una proposta, un modo di stare insieme ispirati al Vangelo (bella, a questo proposito, la fantasia delle parrocchie che ha espresso questo essenziale coniando termini nuovi, come Grest/Nongrest, Oltregrest, e chissà quanti altri, perché l’espressione centri estivi, presente nelle ordinanze, appariva troppo “fredda”).
Non dimentichiamo, poi, quelle parrocchie e associazioni che si sono messe in gioco al meglio delle proprie possibilità promuovendo singoli eventi, incontri, o iniziative molto apprezzati dai ragazzi.
Due cose mi hanno colpito entrando in contatto con qualche attività estiva parrocchiale. Innanzitutto, spesso il contagio buono è partito dai giovani e giovanissimi. Loro, in particolare, hanno preso l’iniziativa o hanno premuto sugli adulti per poter fare qualcosa, spingendoli ad affrontare e vincere alcune preoccupazioni o perplessità. Certo, sempre nell’ottica dell’unica via possibile in campo educativo, quella intergenerazionale: così l’entusiasmo dei più giovani ha beneficiato della prudenza degli adulti, naturalmente più consapevoli della delicatezza delle responsabilità. Un secondo aspetto: per chi sappia coltivare uno sguardo attento la mascherina, che certamente in sé è un limite, fa risaltare in maniera singolare la bellezza degli occhi di bambini, ragazzi, educatori/animatori e adulti.
Il 27 marzo scorso, in una piazza San Pietro deserta, papa Francesco parlò dritto al cuore di milioni di persone ricordandoci che siamo sulla stessa barca. In quel momento questa espressione ci risuonava soprattutto in relazione alla nostra precarietà: siamo tutti esposti, a rischio, bisognosi. L’esperienza dei diversi-grest di quest’estate, insieme a tante altre iniziative ovviamente, ci aiuta a decifrare ancora meglio il messaggio evangelico che il Papa ha voluto trasmetterci: siamo solidali nella fragilità, nella prova, nella morte, ma lo siamo anche nel riscatto, nel coraggio, nella vita.
Don Alessandro Ravanello

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