DIOCESI: l’impegno di Aldo Toffoli per la sua chiesa
Fu presidente di Ac e amico personale del vescovo Luciani
Nell’Azione di domenica 29 novembre ricordiamo Aldo Toffoli, recentemente scomparso, in due pagine di interventi. Ecco quello di don Gianpietro Moret sull’impegno ecclesiale di Toffoli.
Aldo Toffoli è stato un credente convinto. Egli ha dato molto alla sua Chiesa, la Chiesa di Vittorio Veneto. Ma la sua fede non si è espressa solamente nel campo religioso, tra le strutture ecclesiali. Non è stato uno dei quali si dice: “È una persona di chiesa”. La sua personalità ha preso rilievo soprattutto nell’ambito della cultura, come insegnante e studioso, e nell’ambito politico come amministratore e uomo di partito. Tuttavia in tutti questi campi la sua fede è sempre stata l’energia profonda che lo ha sostenuto e lo ha ispirato nelle scelte, senza confusioni o commistioni.
Le molte volte che ho parlato con lui delle cose che costituivano i campi del suo impegno, la cultura e la politica, ho avuto la percezione che la sua fede fosse sempre presente e operante. Con me, prete, emergeva anche con riferimenti espliciti, con interrogativi, con valutazioni, segno che non era formalità, ma suo costante punto di riferimento.
Nell’età più giovanile aveva assunto incarichi ecclesiali, in particolare fu stimato presidente diocesano dell’Azione cattolica, che allora era la componente più rilevante della pastorale diocesana, e poi ha continuato a dare il suo contributo discreto alla Chiesa. So che a lui spesso i nostri vescovi domandavo consiglio. Ha avuto una stima e un affetto particolare verso il vescovo Albino Luciani, che ha voluto celebrare il suo matrimonio con Stefania Prati. È stato lui che ha insistito nella opportunità di raccogliere le testimonianze del ministero vittoriese di Luciani – confluite nel volume da lui curato e edito da L’Azione – “Albino Luciani, vescovo di Vittorio Veneto nella memoria dei suoi diocesani” – convinto che qui a Vittorio il futuro Papa abbia espresso al meglio le sue grandi qualità. Ed è stato ancora lui, quando il vescovo Albino è stato nominato patriarca di Venezia, a conferirgli, come sindaco di Vittorio, la cittadinanza onoraria.
Ha accolto il Concilio con soddisfazione perché rispondeva alle sue tensioni di fede, compreso l’uso della lingua italiana, nonostante che lui, insegnante e culture egregio di latino, fosse molto attaccato a quella lingua. Però, a volte, l’ho sentito molto critico per certe manifestazioni del periodo post conciliare, per la loro superficialità e banalità. Infatti, un punto per il quale si è sempre battuto, era che nella Chiesa si mantenesse sempre alto anche l’impegno culturale.
Aldo Toffoli, oltre ai suoi grandi meriti di studioso e di politico, resta una figura di credente che ha ben congiunto la fede con il suo impegno di uomo nel mondo, senza sbavature clericali o nascondimenti di comodo. Insomma un “laico” come ne occorrerebbero tanti in questo momento della vita della Chiesa e del mondo.
Don Gianpietro Moret
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