Divorziati risposati e scomunica, quello che veramente ha detto papa Francesco
Alcune puntualizzazioni sulla catechesi del Santo Padre che ha fatto scalpore.
"Francesco rivoluziona il matrimonio cattolico". Questo uno dei titoli dei servizi pubblicati ieri in internet a commento della catechesi del mercoledì di papa Francesco. Cosa ha detto il Papa? In in sintesi: le persone con un fallimento matrimoniale alle spalle (e forse risposati) non sono scomunicate e la Chiesa è chiamata ad accoglierle.
Il Papa non ha detto nulla di nuovoTroviamo molto pertinente il commento di Luis Badilla pubblicato dal sito "Il Sismografo". “Quanto ha detto, o meglio ricordato il Papa è dottrina pacifica, conosciuta e risaputa. Il magistero non ha mai parlato di "scomunica" seppure dal punto di vista disciplinare queste persone non possono prendere la comunione. Non potere ricevere l'eucaristia però non significa essere scomunicato. Si tratta di concetti ben diversi. Chi è scomunicato è fuori dalla Chiesa.La reazione della stampa è comprensibile e forse è una risposta ad un'esigenza dell'opinione pubblica.
In realtà il Papa traccia un percorso verso il Sinodo
“Il Pontefice ha tracciato un percorso chiaro e preciso per la riflessione che attende i padri sinodali sino al termine del Sinodo, seppure è evidente che ormai il tema della famiglia non si chiuderà mai e resterà una questione centrale dell'evangelizzazione, ora e sempre. Il Sinodo sarà solo un altro passo, un'altra tappa. Ecco quanto il Papa ha detto oggi delineando questo "percorso":
1) Come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione.
2) La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano.
3) Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone.
4) Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». (...) Si deve fare questo discernimento.
5) Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli, (...) vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni.
6) In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. (...) è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale
7) Queste persone non sono affatto scomunicate, - non sono scomunicate! - e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa.
8) Invito dei Pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace.
9) Tutti i cristiani sono chiamati a imitare il Buon Pastore. Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità.
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