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LITURGIA: "Dare per poi ricevere cos’è, se non semplice avarizia?"

Il commento al vangelo di domenica 28 agosto, a cura di don Giorgio Maschio

LITURGIA: "Dare per poi ricevere cos’è, se non semplice avarizia?"

“Quanto più sei grande, tanto più fatti umile”. Le parole del saggio invitano l’uomo a togliersi le maschere artificiali con le quali apparire più di quello che è, per ritornare alla verità di se stesso. Ciascuno ha un suo valore che non è molto spesso quello che gli uomini intendono, con i loro metri di giudizio: un valore che viene tutto dal Signore, lui che vede nel profondo e ama ciascuno come solo egli può. “Grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato”.

Gesù riprende questo saggio invito a tutto vantaggio dell’uomo: lo fa con un certo umorismo, guardando quelli che in una festa importante si erano scelti i primi posti, ma poi vengono pregati di far spazio ad altri e devono retrocedere tra gli ultimi, negli unici posti ormai rimasti liberi! Ha scelto bene: è una scena che si ripete sempre, nella vita quotidiana come nella storia: tutti cercano di farsi largo sgomitando, di farsi valere ad ogni costo e guai a chi li frena o vuol passare avanti! Anche la cultura corrente spinge in questa direzione, quando ad esempio mette il successo nella vita come la sola meta per un giovane, un traguardo da conquistare a ogni costo; o quando proclama la libertà personale in tutti i campi come assoluto valore, da mettere prima di ogni altra considerazione, anche a scapito degli altri e perfino della vita degli altri. Anche sulla scena della grande storia abbiamo assistito alla corsa al primo posto da parte di questo o quel capo, che dice di agire sotto lo scudo del bene del proprio paese o dell’intera umanità. Un primo posto che spesso, una volta conquistato, diventa occasione per dominare e opprimere la povera gente più di prima.

Molte sono le trappole che il nemico tende agli uomini sprovveduti e in balia dell’ambizione. È celebre il detto di Antonio, il grande padre degli eremiti del deserto egiziano: “Ho veduto tutte le reti del maligno distese sulla terra e ho detto gemendo: ‘Chi mai potrà scamparne?’ E udii una voce che mi diceva: l’umiltà”.

Gesù ha infatti una diversa potenza da indicarci, l’umiltà di scegliere l’ultimo posto. Sa benissimo che i regni umani vanno e vengono, hanno solo una parvenza di potere ma tutti presto o tardi mostrano la loro inconsistenza e si afflosciano su se stessi. Gesù è sceso sempre più in basso, nella scala della grandezza terrena, dalla mangiatoia al battesimo nel Giordano, alla lavanda dei piedi e alla croce del Golgota. Per farsi “mediatore della nuova alleanza” doveva mettersi al di sotto anche dell’ultimo peccatore e lo ha fatto senza esitare. Ma continua a farlo a nostro vantaggio anche ora, facendosi piccolo nel pane e nel vino dell’eucaristia che quotidianamente ci vengono offerti “in memoria” di lui, che ci ha dato l’esempio perché facciamo altrettanto. Continua a farlo offrendosi a noi nei più piccoli e più poveri, affamati e assetati, ammalati e carcerati, con i quali si identifica. Così ha definitivamente infranto ogni finta grandezza non a parole ma con se stesso, invitando al suo banchetto non quelli che potevano dare qualcosa in cambio ma poveri, storpi, zoppi e ciechi che non hanno nulla di nulla. Dare per poi ricevere infatti cos’è, sotto le apparenze, se non semplice avarizia?

don Giorgio Maschio

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