Le unità pastorali al centro dell'omelia della messa del Crisma - Video
Ieri in Cattedrale il vescovo Corrado ha presieduto la messa del Crisma. Erano presenti molti sacerdoti, che hanno rinnovato le promesse sacerdotali.
Ieri in Cattedrale il vescovo Corrado ha presieduto la messa del Crisma. Erano presenti molti sacerdoti, che hanno rinnovato le promesse sacerdotali. A loro si è rivolto il Vescovo nell'omelia chiedendosi: «Come ci trova e come ci interpella la memoria annuale del dono sacramentale che Gesù ci ha fatto del suo sacerdozio? Come ci trova questo dono che oggi si compie per ciascuno di noi?» «Ci trova - si è riposto il Vescovo -, come ben ne siamo consapevoli, in una fase di transizione pastorale. Preti in un tempo di transizione pastorale, possiamo dire. Potremmo certo fermarci a lungo per analizzare il tempo che stiamo vivendo. Mi fermo su un aspetto, sul quale - lungo quest'anno - abbiamo riflettuto con il consiglio presbiterale e anche con il consiglio pastorale diocesano e che fra poco tempo affronteremo, a fine giugno, anche con i religiosi e laici che compongono le équipe delle unità pastorali della nostra diocesi. Questo aspetto è quello che riguarda il complesso e non facile cammino che stiamo facendo in ordine alle unità pastorali».
«La situazione di grandi cambiamenti che interessano il nostro territorio (cambiamenti che interrogano in profondità l’opera evangelizzatrice della Chiesa), situazione accompagnata dalla netta diminuzione del numero dei presbiteri e il loro invecchiamento, noi non vogliamo leggerla soltanto come difficoltà - ha sottolineato mons. Pizziolo -. Essa, ai nostri occhi, dentro una visione positiva di storia della salvezza, appare come appello e opportunità. Questa situazione può, se noi lo vogliamo, diventare occasione per riscoprire e vivere meglio quella figura di Chiesa così chiaramente delineata dal Concilio Vaticano secondo, le cui più significative caratteristiche sono: chiesa popolo di Dio, inserito dentro la storia umana; chiesa rigenerata costantemente dalla Parola e dall’Eucaristia; chiesa che vive la comunione fraterna, chiesa proiettata fuori di sé, per dare a tutti ragione della propria speranza. Tale figura di chiesa, per essere effettivamente incarnata in questo particolare momento della nostra storia, esige da noi una vera e propria conversione, spirituale e pastorale. Essa comporta, in modo particolare, di mettere in atto, decisamente e creativamente, la ricchezza vissuta ed emersa dal nostro Convegno ecclesiale (2011-2012), vero dono dello Spirito alla nostra Chiesa, di cui anche gli Atti ne sono chiara conferma. Corresponsabilità per la missione, quindi! Ciò significa ritrovare la passione del servizio del vangelo al nostro territorio, a partire da una rinnovata esperienza di comunione e di corresponsabilità. Comporta un più profondo rapporto di comunione tra tutti i componenti della chiesa: laici, religiosi, diaconi, presbiteri, vescovo in vista di un più generoso e concorde impegno missionario.
Di conseguenza, il progetto pastorale delle Up che intendiamo rilanciare, non può assolutamente ridursi ad un’operazione di razionalizzazione delle forze disponibili per la pastorale. Le Up vanno viste e vissute soprattutto come occasione concreta per rilanciare il servizio missionario nel nostro territorio, attraverso un nuovo, più intelligente e più profondo coinvolgimento di tanti nell’azione pastorale».
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