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Mons. Galantino: “Sui migranti no a ‘facili equazioni’”

ntervenendo alla presentazione del XXV Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes, il segretario generale della Cei ammonisce l’Europa: “Sappia di quali valori parla”

Mons. Galantino: “Sui migranti no a ‘facili equazioni’”

Anche il XXV Rapporto Immigrazione, curato dalla Caritas italiana e dalla Fondazione Migrantes, ha portato il dibattito ecclesiale sul tema del terrorismo. La presentazione del Rapporto, avvenuta stamattina al Church Village di Roma, è stata aperta dall’intervento del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, che ha voluto innanzitutto sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni.

Le ultime stragi di marca jihadista, in particolare quella di Dacca, ha osservato Galantino, hanno inflitto un “colpo decisivo all’equazione – data per scontata dagli imprenditori della paura – tra immigrazione e terrorismo”. In Bangladesh, in particolare, i combattenti erano “giovani rampolli di famiglie note e di ampie possibilità economiche, ben diverse dalla popolazione poverissima che abita il Paese”.

L’altra “facile equazione”, ha segnalato il segretario della Cei, è stata smentita, oltre che dai dati del Rapporto Caritas/Migrantes, dai numeri del FMI e della Commissione Bilancio della Camera: “l’immigrazione – sul piano meramente economico – conviene; anzi ne abbiamo perfino bisogno”, ha sottolineato monsignor Galantino.

Vi sono poi alcune parole chiave – “invasione”, “emergenza”, “crisi” – il cui uso “non aiuta certamente ad affrontare correttamente le trasformazioni in corso”, contribuendo, piuttosto, a “falsare i dati reali e ad allargare la forbice tra percezione e realtà del fenomeno migratorio (30% la percezione; 8,2% i numeri reali)”.

Venendo alla percezione del fenomeno terrorista, secondo il presule, “la lettura integralista dell’Islam, che è alla base del terrorismo, sta ritardando – se non escludendo – la possibilità di incontro con l’esperienza di un Islam moderato”.

Per reazione, ne consegue, in certi casi, una “lettura integralista e, quindi, ideologica del Vangelo”, come è effettivamente avvenuto ieri sul Lungomare di Porto d’Ascoli: “due bengalesi, che vendevano fiori, pestati a sangue perché non hanno saputo recitare il Vangelo”. C’è quindi il rischio di una riduzione dell’esperienza religiosa a “uno strumento da opporre all’altro”.

Guardando al fenomeno migratorio, secondo la vera prospettiva della Chiesa – pur depurata da “facili irenismi” – è opportuno, secondo Galantino, guardare a “quelli che non ce la fanno”, a quegli immigrati e a quei profughi, dietro i quali vi sono “progetti personali e familiari, attese per la vita dei propri figli”, che rendono necessario accostarsi a loro “a partire dalle loro esperienze”.

Allo “scontro ideologico” che taluni tendono ad alimentare, c’è tuttavia una “alternativa”, che non ha nulla a che vedere con la strada che sta percorrendo “la nostra vecchia Europa”. Serve, cioè, una “Europa dei valori” che vada “oltre un’Unione meramente economica”, ha affermato il segretario della Cei.

“Ma, se le premesse restano quelle finora note – ha proseguito – si fa fatica a credere che si possa riuscire a vedere un’Europa capace di scrollarsi di dosso il fiato pesante di lobby ben organizzate e in grado di smettere di essere ostaggio di gruppi di pressione fortemente ideologizzati e quindi capaci di fronte in maniera efficace a chi si presenta con l’arroganza e la violenza supportate dal proprio integralismo”.

Galantino ha quindi fatto riferimento a “quanti, in questi giorni, si dicono stufi di un’Europa senza valori e senza radici”, domandandosi “di quali valori parlano”.

Secondo il segretario della Cei, sta divenendo “stucchevole” e “insopportabile” la pretesa di dichiarare “retrograda” la nazione che non si adegua a “trasformare rispettabili diritti individuali in impegnative leggi dello Stato da imporre e far riconoscere a tutti”. Chiara, in tal senso, l’allusione alla recente approvazione delle unioni civili in Italia.

“Stiamo vivendo giorni in cui si avverte tutta la debolezza di un’Europa costruita più su delle primazie, che sul rispetto e la valorizzazione delle differenze fra gli Stati membri”, ha concluso monsignor Galantino, esprimendo il timore che “interessi di parte” divengano “predominanti” e “questo sguardo miope fa crollare tutto”.

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