CODOGNÈ: ricordo di Mario Piccin morto a Marcinelle
Era emigrato nel secondo dopoguerra in Belgio per lavorare in miniera
Trovarono il suo cadavere 15 mesi dopo quel tragico 8 agosto 1956, a 1.035 metri di profondità, nella miniera di carbone del Bois du Cazier a Marcinelle. Mario Piccin, nato a Codognè il 15 ottobre 1919, trasferitosi a 18 anni a Mareno, era emigrato nel secondo dopoguerra in Belgio per lavorare in miniera, raggiungendo il fratello Angelo. Successivamente Mario ha fatto giungere la moglie Giovanna Sommariva con i due figlioletti piccoli, mentre la terzogenita nacque in seguito nel 1953.
La salma di Mario Piccin fu riconosciuta da un lembo di camicia, dall’orologio che indossava, ma soprattutto per la sua piastrina identificativa numero 623. Ora, quella piastrina e il casco da minatore, sono stati riprodotti nel monumento dedicato a Mario Piccin, realizzato dall’artista locale del ferro battuto Egidio Saccon e inaugurato domenica 7 agosto a Codognè, presso la chiesa di Sant’Andrea. Presenti alla cerimonia per ricordare la “grande tragedia di Marcinelle”, il parroco don Lucio Marian - che ha impartito la benedizione ai presenti e al monumento - la sindaca Lisa Tommasella, il presidente provinciale dell’Associazione Trevisani nel Mondo, Franco Conte, il presidente della sezione di Codognè, Giovanni Cisera.
A scoprire la targa, la figlia del minatore scomparso, Ilvana Piccin allora 12enne, e il figlio Silvano che ne aveva solo 10. L’altra figlia Bernadette, che aveva due anni appena, ora risiede in Germania. Una cerimonia toccante quella di Codogné, scandita dai ricordi scritti della figlia Ilvana, che ha raccontato di quel tragico giorno: mentre stava andando a un campo scuola estivo, vide il fumo nero fuoriuscire dalla miniera di carbone. Soltanto nelle ore successive seppe che anche papà era rimasto là sotto. La sindaca Tommasella che ha ricordato i sacrifici degli emigranti che hanno lavorato all’estero, grazie ai quali ora possiamo godere di maggior benessere. In concomitanza col 10° anniversario di fondazione della sezione Atm di Codognè, erano presenti anche altre sezioni del territorio tra cui quelle di Colle Umberto, Vazzola, Fontanelle, San Fior.
Quell'8 agosto 1956, l'incendio provocò la morte di 262 persone, di cui 136 immigrati italiani (la maggior parte abruzzesi) e, fra le vittime, tre trevigiani: oltre a Mario Piccin di 36 anni, anche Giuseppe Polese, 22 anni, partito da San Michele di Piave e Guerrino Casanova di Montebelluna. E proprio la sindaca Tommasella nel 2019 aveva dichiarato di voler realizzare quel monumento, idea posticipata a causa del covid e ora collocato in un posto molto visibile, a lato della strada del Borgo Chiesa, ai margini della pista pedonale, tanto che può essere ammirato anche dalla gente di passaggio.
Alcuni anni fa, il Comune di Cimadolmo aveva intitolato a Giuseppe Polese una via nell’area artigianale di San Michele di Piave. Per ricordare il montebellunese Guerrino Casanova nato il 29 agosto 1923, che aveva moglie e 2 figli, il Comune di Montebelluna ha disposto le bandiere negli edifici pubblici a mezz’asta proprio lunedì 8 agosto. Per tutti, il 31 marzo 2005 è stata conferita la medaglia d’oro al merito civile della Repubblica Italiana.
Alessandro Viezzer
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