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CONEGLIANO: Ancilla, volontaria a 80 anni

Sempre ispirata ai valori di don Bosco

CONEGLIANO: Ancilla, volontaria a 80 anni

In ospedale ho conosciuto una signora di nome Ancilla che mi ha insegnato, tramite un gioco, che nella vita non è importante vincere, ma non arrendersi mai!». Sono le parole di un bambino che descrivono con semplicità il valore del volontariato fatto con passione, insieme alla Lilt, grazie al progetto Giocare in Corsia. Il 17 febbraio la signora Ancilla (nella foto a destra) compie 80 anni, un traguardo importante che racchiude le esperienze di una vita dedicata alla famiglia, al lavoro e al volontariato, e ispirata ai principi insegnati da don Bosco e madre Mazzarello. «A 80 anni finisce il volontariato con la Lilt - ci spiega Ancilla - sono le regole. A 75 anni invece è terminato quello con la Nostra Famiglia, sono stata anche lì qualche anno. Ho già salutato i ragazzi in ospedale, ma mi hanno fatto promettere che tornerò per le riunioni».

Ancilla è stata sempre attiva all’interno della Lilt da quando il progetto è sbarcato a Conegliano nel 2006. «Si deve fare formazione per essere preparati. Io ero avvantaggiata perché ho fatto l’infermiera per vent’anni e sapevo come destreggiarmi con i bambini. Si possono fare diversi corsi per imparare a fare i clown o a leggere le fiabe. La mia specialità, essendo nonna, sono le fiabe: mi sembrava il contesto più appropriato». In questa scelta di grande attenzione verso i bambini e i ragazzini sofferenti si percepisce immediatamente uno dei cardini dell’ideologia salesiana che mette i giovani, il nostro futuro, in primo piano. «Mi sono sentita fin da subito “la mano destra” di don Bosco e madre Mazzarello, perché incontri i piccoli, ma anche ragazzi e i loro genitori. Io ho sempre avuto una simpatia per don Bosco fin da piccola. A sette anni, abitavo a Lutrano, in paese è passato il cinema itinerante e davano un film su don Bosco, ma i miei genitori non mi volevano mandare. Allora la zia mi ha comprato il biglietto e mi è sembrato quasi un segno».

In seguito le figlie di Ancilla hanno frequentato il Collegio Immacolata e lei lo ha sempre considerato la sua seconda casa. Negli anni ’90 è iniziato il volontariato al Collegio, poi nel 1993 ha fatto la promessa diventando una Cooperatrice Salesiana, scelta che ancora oggi porta avanti con entusiasmo. «È stato anche un modo per uscire da un brutto periodo segnato dalla perdita di mio figlio. Certe cose o le guardi con l’occhio della fede o non ne vieni fuori. Mi sono detta: devi darti una mossa. Di primo acchito ti butti giù poi mi sono detta così non va bene. Il dolore resta, non va via, ma ho voluto fare del mio dolore un’opportunità per fare del bene a qualcun altro». Dal “male di vivere” è arrivata una dura lezione che spinge Ancilla a promuovere il dialogo e il confronto tra i giovani, perché una soluzione si può sempre trovare se si affrontano i problemi: «Se si parla, si trova una via d’uscita anche a situazioni che ti possono sembrare insuperabili».

Il carisma del cooperatore salesiano è l’anima di Ancilla, che ci tiene a ricordare: «Dovunque abbia operato, in campo ospedaliero, in parrocchia, nel volontariato, ho cercato di portare il carisma salesiano, sempre rivolto principalmente ai giovani, insieme agli altri cooperatori perché, come diceva don Bosco, una sola cordicella si può rompere con facilità, ma collegandone più insieme si forma una robusta fune, che assai difficilmente si spezza».

Chiara Dall’Armellina

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